Si aggrava il bilancio delle ‘morti bianche’ a un ritmo eccessivamente incalzante: un morto e una dispersa in seguito a una violenta esplosione in un edificio a Gubbio in cui si tratta la cannabis per scopi terapeutici. Nulla da fare per l’uomo; per la donna continuano le ricerche: si pensa sia sotto le materie.
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A pochi giorni dai casi di Luana D’Orazio e di Christian Martinelli, l’Italia piange un altro lavoratore, l’ennesima ‘morte bianca’.
Al seguito di una violenta esplosione, o di tante piccole esplosioni contestuali, i vigili del Fuoco accorsi sul posto hanno estratto dalle macerie il cadavere di un uomo, il cui riconoscimento è ancora da effettuare.
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I Vigili del fuoco e i sanitari, accorsi sul luogo dell’esplosione, un capannone in località Vocabolo Canne Greche, Gubbio, hanno trovato un morto tre feriti e una dispersa. Tra i feriti, uno in condizioni gravissime, con ustioni su tutto il corpo.
La struttura industriale era adibita alla lavorazione di cannabis light, quella destinata a uso terapeutico e pare che a causare le esplosioni sarebbe stato qualche malfunzionamento in laboratorio che avrebbe causato la cessione del solaio del soffitto.
L’INAIL ha pubblicato le stime del fenomeno nel Paese. Solo nel primo trimestre di quest’anno, i morti sul lavoro sono in aumento, +11,4%, rispetto l’anno scorso. 185 le vittime delle condizioni di lavoro non sicuro nei primi 3 mesi dell’anno.
Solo il 2020 ha contato 2000 morti, aggravando il bilancio della media dei decessi degli ultimi 5 anni.
Non solo decessi, anche gli infortuni sono tanti, troppi.
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Un altro operaio è invece deceduto a Parma, a soli 37 anni. L’uomo, originario della Basilicata, è deceduto in una ditta di mangimi nella provincia parmigiana, schiacciato fatalmente da un contenitore di mangimi di animali che pesava molte tonnellate. Purtroppo il peso del contenitore lo ha ucciso all’istante, rendendo vano l’intervento dei sanitari del 118.
Due giorni fa, invece, è deceduto un altro operaio in un’altra azienda tessile. Si tratta di un 49enne rimasto schiacciato all’interno di una fresa industriale in una fabbrica di Busto Arsizio.
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