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Claudio Pinti ai domiciliari, la rabbia di una delle vittime: “Tradita dalla giustizia”

Condannato per omicidio volontario in secondo grado, Claudio Pinti si trova ai domiciliari. La notizia ha fatto infuriare una delle vittime.

Claudio Pinti è stato condannato due anni fa in secondo grado per omicidio volontario e lesioni personali gravissime a 16 anni e 8 mesi di carcere. La condanna è giunta dopo che la sua ex fidanzata lo ha denunciato per averle contagiato l’Hiv e si è scoperto che un’altra ex era morta a causa sua. L’uomo, che si vantava di aver fatto sesso con 200 donne prima di lei, ma che le aveva anche giurato di averlo fatto con le dovute protezioni, in realtà era malato e ne era consapevole.

Convinto negazionista dell’esistenza dell’Aids, Claudio non aveva ritenuto necessario informare la compagna della sua condizione di salute, esponendola al contagio ed al rischio di morte. Come detto l’uomo è stato condannato in appello e attende la sentenza della Corte di Cassazione sul caso. Tuttavia da qualche tempo è stato rilasciato e posto ai domiciliari con braccialetto elettronico.

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Claudio Pinti ai domiciliari, la rabbia di una delle vittime: “Tradita dalla giustizia”

In questi anni pare che Claudio Pinti si sia convinto dell’esistenza dell’Hiv ed abbia deciso di curarsi. Per questo motivo all’uomo è stato permesso di passare agli arresti domiciliari. La corte ha tuttavia scritto nelle motivazioni della decisione che nonostante il ripensamento non sono: “completamente cessate le esigenze cautelari in ragione dell’esistenza del concreto pericolo di reiterazione di reati della stessa indole”.

La decisione ha mandato su tutte le furie una delle sue vittime Romina Scaloni. La donna non si sente tutelata dalla giustizia e alle Iene dice: “Sarà visitato all’ospedale Torrette di Ancona, forse i giudici non hanno pensato che l’hanno autorizzato ad andare allo stesso ospedale dove vado io a curarmi grazie a lui che mi ha trasmesso l’Hiv”. E ancora ha aggiunto: “Lo trovo inconcepibile e inaccettabile. Come faccio ad andare a curarmi nello stesso ospedale, sapendo che potrei incontrarlo lì ogni volta?”.

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Romina sta vivendo di nuovo l’incubo in cui era piombata quando ha scoperto cosa le aveva fatto e si chiede: “Come faccio a sentirmi tutelata sapendo che colui che mi ha fatto del male e che ha fatto morire una ragazza sia comodamente a casa?”. Quindi lancia un appello: “Vi prego, non permettete tutto questo. Fatemi credere nella giustizia”.

F.S.

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