Complice la pandemia, l’e-commerce ha vissuto un momento florido, specialmente il colosso Amazon, che ha registrato un utile di 44 miliardi di euro solo in Europa nel 2020, il tutto senza pagare imposte sulle società.
La sede europea di Amazon, in Lussembrugo, ha registrato una perdita di 1,2 miliardi di euro e quindi ha pagato zero imposte sulle società.
L’operato fiscale di ‘Amazon’ ora è sotto lente d’ingrandimento.
L’attacco frontale arriva dalla Gran Bretagna, dove la parlamentare laburista Margaret Hodge denuncia: “Sembra che la campagna incessante di Amazon di spaventosa elusione fiscale continui” e ha aggiunto “Le entrate di Amazon sono aumentate vertiginosamente sotto la pandemia mentre le nostre strade principali lottano, eppure continua a spostare i suoi profitti verso paradisi fiscali come il Lussemburgo per evitare di pagare la sua giusta quota di tasse“.
Le contingenze storiche e lo sviluppo tecnologico portano verso un dominio totale dei colossi digitali. Un’egemonia che se sembra impossibile e anacronistico contrastare, bisogna per lo meno regolamentare economicamente.
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Paul Monaghan, amministratore delegato della Fair Tax Foundation, ha dichiarato: “Stiamo assistendo a un’accelerazione esponenziale del dominio del mercato in tutto il mondo sulla scia di un reddito che continua a essere in gran parte non tassato, il che consente di ridurre ingiustamente le imprese locali che adottano un approccio più responsabile“.
Eppure Amazon non tace e si difende dalle accuse. Per bocca di un portavoce dichiara: “Amazon paga tutte le tasse richieste in ogni Paese in cui operiamo. L’imposta sulle società si basa sui profitti, non sui ricavi, e i nostri profitti sono rimasti bassi visti i nostri ingenti investimenti e il fatto che la vendita al dettaglio è un’attività altamente competitiva e a basso margine”.
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Eppure l’accordo tra Amazon e il Lussemburgo per un concordato fiscale riservato non può che aizzare la malizia dei più, che contagia pure il presidente americano Joe Biden. Il presidente ha presentato il mese scorso un piano per radicali cambiamenti al sistema fiscale globale, con appoggio di Francia e Germania, e lo stesso Jeff Bezos, ma non del Regno unito.
In base alle proposte del presidente degli Stati Uniti, le grandi società e società tecnologiche sarebbero costrette a pagare le tasse ai governi nazionali in base alle vendite che generano in ciascun paese, indipendentemente da dove hanno sede legale.
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