Il 3 maggio di ogni anno cade la ricorrenza, indetta dall’assemblea generale delle Nazioni unite, della Giornata mondiale della libertà di stampa, una giornata che mira a celebrare e ad affermare l’indipendenza e la neutralità dell’informazione rispetto a qualunque ingerenza polita. La libertà di parola, di cui la libertà di stampa è un caso tecnico, è sancita dall’Articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, eppure nel 2021 nella pratica è spesso negata, calpestata.
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“Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo di frontiere.”
Il diritto all’informazione si fonda sul dovere della sincerità, dell’onestà e della verità. Spesso i giornalisti si trovavano a dover scegliere tra la loro deontologia professionale e le contingenze di un contesto politico e sociale che contrariamente si nutre e nutre l’omertà e la mistificazione.
Spesso, ancora oggi, la libertà di stampa, la ricerca di una verità nascosta da acque torbide, si paga a prezzo della vita. Ne sono esempi lampanti i casi di Daphne Caruana Galizia, di Jamal Ahmad Khashoggi che hanno indignato l’opinione pubblica su scale quasi mondiale. Ma oltre casi iconici, ogni giorno ci sono centinaia di casi di repressione giornalistica, i mezzi di repressione possono essere più o meno letali, che testimoniano una troppo diffusa insofferenza della politica e degli interessi di parte nei confronti dell’onestà dell’informazione.
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Nel 2021 (come ogni anno) Reporter Senza Frontiere ha pubblicato l’indice annuale sulla libertà di stampa nel mondo. I criteri presi in esame per stilare la classifica sono pluralismo, indipendenza dei media, quadro legislativo, trasparenza e livello di violenza contro i giornalisti. Più basso è il punteggio migliore è la libertà di stampa. Secondo questi parametri, i Paesi del mondo sono stati classificati, con l’assegnazione di un punteggio dallo 0 al 100. Minore il numero, maggiore la libertà di stampa.
L’Italia si è piazzata al quarantunesimo posto (su 180 paesi presi in analisi).
Un risultato non lusinghiero, che ci pone alle spalle di paesi come Burkina Faso, Botswana e Repubblica Ceca, ma prima di Corea del Sud, Taiwa e Stati Uniti.
A pesare su questo giudizio il fatto che oltre 20 giornalisti italiani sono tutt’oggi sotto scorta.
A guardare l’altro lato della medaglia, possiamo notare come la posizione in classifica dell’Italia sia migliorata parecchio rispetto a qualche anno fa (nel 2015 l’Italia si trovava al 77esimo posto, tra Moldavia e Benin).
Rimane comunque da segnalare che l’Italia rimane uno dei paesi peggiori per quanto riguarda l’Europa (di seguito i dati relativi al 2020 – stessa posizione ma un punteggio leggermente peggiore).
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