Il giornalista Giorgio La Porta scrive provocatoriamente su Twitter che bisognerebbe dare lo stesso spazio dato a Fedez, anche a Povia.
L’intervento di Fedez sul palco del primo maggio ha fatto discutere a lungo. Il cantante ha fatto un elenco di frasi e nomi di personaggi della politica che hanno espresso un parere omofobo o di odio nei confronti degli omosessuali, sottolineando come questi soggetti siano tra quelli che si oppongono al ddl Zan. Appare chiaro che la posizione di Fedez in tal senso sia di permettere l’approvazione della legge, ma non è una novità, visto che l’artista si è espresso chiaramente in tal senso ed ha anche discusso con Pillon pubblicamente.
A far discutere, tuttavia, non è l’elenco di nomi e frasi portato, quanto l’audio in cui l’artista litiga con i dirigenti Rai per via dell’intenzione di leggerlo in pubblico. Nell’audio si sente chiaramente che Fedez difende il proprio diritto di esprimere la propria opinione. Diritto che alla fine gli viene concesso, ma con una clausola. Prima di fare il proprio intervento, infatti, il cantante milanese ha chiarito che ciò che avrebbe detto era frutto di una sua opinione personale e che la Rai si era dissociata dal suo intervento.
Provocazione su Twitter: “Diamo a Povia gli stessi minuti di Fedez”
Riferendosi ovviamente a quanto accaduto sabato, il giornalista Giorgio La Porta ha provocatoriamente scritto su Twitter: “Se la #Rai è ancora la casa di tutti, lancio una proposta: diamo gli stessi minuti nella stessa fascia oraria di #Fedez, non so, a #Povia. Vorremmo conoscere il suo libero pensiero sul #DdlZan e sul #Pd. O quando le idee non vi piacciono è più democratico non farle esprimere?”.
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Il giornalista cita Povia perché il cantante si è espresso spesso in favore della famiglia tradizionale ed ha anche raccontato in musica (Luca era gay) la storia di Luca Di Tolve, uomo che sostiene di essere guarito dall’omosessualità e che si occupa di “convertire” gli omosessuali. Povia si è anche schierato apertamente contro il ddl Zan, una legge che secondo lui porterebbe alla censura del pensiero e dell’arte: “Anche se vi dicono che non è vero, se ci fosse stata la ‘legge Zan’ la Rai non avrebbe mai ammesso questo brano (Luca era gay). Altro che libertà o costituzione. Ricordate il casino che fecero nel 2009? Volevano bloccare il Festival, ci furono anche interrogazioni parlamentari. Da questo brano in poi mi hanno sempre ostracizzato e messo in cattiva luce per aver raccontato una storia d’amore possibile come tante”.
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Ma non solo la censura retrospettiva, Povia parla anche di quella futura. A quanto pare l’artista è impegnato con la scrittura di un brano il cui titolo è quantomeno controverso: “Ora sto scrivendo un brano dal titolo ‘Non esiste omofobia’, secondo voi se passa la legge potrò cantarlo? O rischio la denuncia perché smonto questa finta propaganda? O perché dico che ‘è la violenza che va condannata’ senza distinzioni o differenze? Insomma il codice penale parla chiaro, l’articolo 61 tutela TUTTI. Se passa la legge i gay entrano nell’articolo 604Bis e diventano a tutti gli effetti una ‘razza’ fossi gay? Mi incaxxerei solo per questo”.
Se la #Rai è ancora la casa di tutti, lancio una proposta: diamo gli stessi minuti nella stessa fascia oraria di #Fedez, non so, a #Povia. Vorremmo conoscere il suo libero pensiero sul #DdlZan e sul #Pd. O quando le idee non vi piacciono è più democratico non farle esprimere? pic.twitter.com/gYAahP73hU
— Giorgio La Porta (@Giorgiolaporta) May 2, 2021