Oggi verrà pronunciata la sentenza sul caso Vannini, il pg nella requisitoria ha chiesto ai giudici la conferma delle condanne.
Il caso Vannini è probabilmente uno dei più noti della cronaca nera italiana recente. Il 20enne nel 2015 si trovava in casa della fidanzata Martina Ciontoli, quando, per cause mai chiarite del tutto, è partito un colpo di pistola che gli ha forato il costato. In base alla ricostruzione processuale dell’accaduto, dopo l’esplosione del colpo di pistola la famiglia Ciontoli ha perso tempo per cercare di capire come farlo soccorrere senza incorrere in conseguenze penali. Quella sera, infatti, chiamarono più volte al numero dei soccorsi, nella prima occasione parlarono di un puntino causato da un pettine.
Quando finalmente i soccorritori giunsero in casa Marco Vannini era in condizioni gravi. Il successivo ricovero non è stato sufficiente a salvargli la vita e qualche ora dopo muore. A quel punto Antonio Ciontoli, il padre di Martina, dichiara che era lui che aveva la pistola in mano, ma che non si è accorto che era partito un colpo. Quando Marco si è sentito male, infatti, né lui né i familiari si sarebbero resi conto della gravità della situazione. In primo grado Antonio Ciontoli è stato condannato a 15 anni per omicidio, mentre gli altri familiari a pene minori per omissione di soccorso.
In appello la pena di Ciontoli viene ridotta a 5 anni per omicidio involontario, ma la sentenza viene immediatamente impugnata dai legali della famiglia Vannini e in Cassazione viene annullata. La Corte Suprema stabilisce che il processo di secondo grado vada rifatto e nel processo d’appello bis Antonio viene condannato a 14 anni, mentre la moglie ed i figli a 9 anni e 4 mesi.
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Oggi si tiene l’udienza finale del processo dinnanzi alla Corte di Cassazione. I legali della difesa hanno infatti fatto ricorso in appello chiedendo uno sconto della pena. Durante la requisitoria di questa mattina, il pg ha chiesto la conferma delle condanne per la famiglia Ciontoli, poiché non vi è dubbio che “Tutti mentirono. Tutti hanno tenuto condotte omissive o reticenti”.
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Il pg ha dichiarato inoltre: “E incontestabile l’accettazione da parte di tutti gli imputati della condotta del capo famiglia. Vannini, ferito, restò affidato alle cure dei Ciontoli, che avevano un obbligo di protezione verso di lui. Gli imputati erano gli unici che avrebbero potuto impedirne la morte”. La difesa, invece, ritiene che si tratti di condanne eccessive, poiché non vi è certezza di un’omicidio volontario: “Se c’è omicidio volontario significa che c’era adesione alla possibilità della morte di Vannini, ma questo come è compatibile col fatto che hanno chiamato i soccorsi?”.
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