Da alcuni anni a questa parte ad ogni Primo Maggio molti cittadini italiani fanno notare, alcuni calcando anche la mano, che sarà possibile festeggiare il Primo Maggio, quando in Italia tutti potranno avere la possibilità di avere un lavoro. Questo è un allarme che ogni anno che passa diventa sempre più concreto, soprattutto a fronte della pandemia da coronavirus che ha messo in difficoltà migliaia di lavoratori, partite Iva, ma anche lavoratori dipendenti.
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In questo Primo Maggio a lanciare l’allarme, oltre ai lavoratori che hanno perso il lavoro, oltre ai disoccupati che lavoro non ne trovano, è anche l’Istat che snocciola i dati in maniera diretta e concreta, senza tanti giri di parole. Sono infatti 900mila i posti di lavoro persi dall’inizio della pandemia dell’anno scorso, e nei primi tre mesi del 2021 i posti persi sono 254mila. Si parla quindi di quasi 85.000 posti di lavoro persi ogni mese. Cifre che devono assolutamente preoccupare.
Nonostante l’aumento dell’occupazione il tasso di disoccupazione giovanile non diminuisce
Eppure in maniera quasi paradossale, ci troviamo davanti anche a una lieve crescita occupazionale avvenuta nel mese di febbraio, quando ci sono stati 34mila occupati in più rispetto al mese di gennaio. Ovviamente se bisogna paragonare al mese di marzo dell’anno scorso, i dati sono decisamente negativi, si tratta di 565mila occupati in meno.
L’Istat, dati alla mano, ha dichiarato: “Il calo risulta più marcato tra i dipendenti a termine (-9,4%), gli autonomi (-6,6%) e i lavoratori più giovani (tra gli under 35 -6,5%)“. Sono cifre che comunque preoccupano anche perché davanti a questo si può notare come nonostante l’occupazione aumenti, salendo al 56,6% (+0,1 punti), il tasso di disoccupazione giovanile non diminuisca affatto, salendo al 33% (+1,1 punti).
Sono dati che comunque continuano a preoccupare, perché il futuro del lavoro sono i giovani, non si può pensare di parlare di lavoro se la disoccupazione giovanile continua ad aumentare. Non si può parlare di Festa del Lavoro se i dati dicono tutt’altro.