Un adolescente, malato terminale, ha deciso di togliersi la vita assistito dai suoi genitori.
Rhys Habermann, 19 anni, è morto suicida nel gennaio 2017. Il giovane si è ucciso dentro la sua abitazione, in Sud Australia, dove si trovavano anche i suoi genitori e il fratello minore Lewis.
Il padre Brett e la mamma Liz hanno detto ai media che Rhys inizialmente voleva farlo in una stanza d’albergo, ma non hanno voluto farlo morire da solo. Nella straziante intervista rilasciata alla ABC, papà Brett ha raccontato le premure del figlio: “Potreste andare in prigione”, la paura di Rhys.
“Gli abbiamo risposto: ‘Così sia’. Qualunque cosa per lui”, ha aggiunto mamma Liz.
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Rhys ha registrato un video struggente – consegnato poi alla polizia – dove lancia un appassionato appello affinché sua madre e suo padre venissero risparmiati dalle conseguenze della sua decisione: lo riporta il Mirror.
Nel filmato il 19enne afferma di credere nel suo diritto di morire, aggiungendo che le cure palliative erano state più dolorose di quanto avesse potuto mai immaginare.
La polizia ha indagato i genitori di Rhys per 18 mesi
A Rhys è stato diagnosticato un cancro alle ossa in stato avanzato durante il suo ultimo anno di scuola, all’età di 17 anni. Nonostante l’adolescente fosse intenzionato in un primo momento a proseguire normalmente i suoi studi, il medico di Rhys lo ha convinto a dedicarsi solo alle cure.
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Per i suoi genitori, guardarlo peggiorare è stato “davvero, davvero difficile”. Brett e Liz hanno detto che Rhys aveva espresso il desiderio di porre fine alla propria vita se il dolore fosse diventato insopportabile.
Nonostante il suo appello, la polizia ha comunque portato avanti un’indagine, “regalando” altri 18 mesi di incubo alla famiglia del giovane. Fortunatamente il tutto si è concluso senza che Brett e Liz venissero incriminati.
Ora mamma Liz ha aderito alla campagna per introdurre una legge sull’eutanasia anche nel Sud Australia.