Da quando il nuovo coronavirus ha cominciato a diffondersi in tutto il mondo, i casi di influenza segnalati all’Organizzazione mondiale della sanità sono scesi a livelli davvero minimi.
Il motivo, stando a quanto sostenuto dagli epidemiologi, è che le misure di sanità pubblica adottate per impedire la diffusione del coronavirus siano in grado di arrestare anche la comune influenza. I virus influenzali vengono trasmessi più o meno allo stesso modo del SARS-CoV-2, ma risultano meno efficaci nel “saltare” da un ospite all’altro.
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Come riportato da Scientific American già lo scorso autunno, il calo dei numeri relativi alla comune influenza è stato rapido e universale. Fin dai primi mesi del 2020 i casi sono rimasti notevolmente bassi.
“Semplicemente non c’è influenza in circolazione”, dice Greg Poland, che ha studiato la malattia alla Mayo Clinic per decenni. Gli Stati Uniti hanno registrato circa 600 decessi per influenza durante la stagione 2020-2021. In confronto, i Centers for Disease Control and Prevention hanno stimato che ci sono stati circa 22.000 decessi nella stagione precedente e 34.000 due stagioni fa.
Influenza attenuata per anni, i rischi per i più piccoli
Poiché il vaccino antinfluenzale di ogni anno si basa su ceppi che sono circolati durante l’anno precedente, non è chiaro come potrà andare con il vaccino del prossimo anno, nel caso i modelli tipici della malattia dovessero ripresentarsi. Data la bassissima circolazione, le probabilità di mutazione sono minime, ed è pertanto possibile che il vaccino 2021-2022 si riveli particolarmente efficace.
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Gli esperti di sanità pubblica sono ovviamente felici di questa tregua, che ha permesso di non intasare ulteriormente i sistemi sanitari di tutto il mondo.
Tuttavia, c’è anche chi si dice preoccupato del fatto un’influenza attenuata per anni potrebbe impedire ai bambini di avere una risposta precoce impressa nel loro sistema immunitario.