Domani è il primo Maggio, la Festa dei Lavoratori, ma la Cgil ammonisce o semplicemente ricorda: “Non è festa, tra saracinesche che si abbassano e fabbriche che rischiano la chiusura”. Se non sarà festa, il primo Maggio sarà un giorno di forte mobilitazione dei lavoratori, tra presidi ed eventi online, come pandemia impone.
LEGGI ANCHE=> Tensione a Montecitorio: durante la protesta dei venditori ambulanti infiltrati di Casa Pound aizzano violenza
Le prospettive di una crisi endemica
La Camera del lavoro milanese, la più grande organizzazione sindacale, chiama a unità i lavoratori sotto lo slogan provocatorio “non è festa”: infatti “solo nel 2020, 100 mila persone hanno perso il lavoro nella Città metropolitana di Milano”.
La crisi che sta colpendo il mondo del lavoro, una crisi ben più grave della recessione economica del 2008, è dovuta principalmente al covid e alle nuove esigenze che il virus ha imposto. Questione occupazionale, questione salariale, questione di sicurezza e questioni di genere si intrecciano per formare un gomitolo intricato e difficile da sciogliere.
Tra contratti scaduti, partite Iva rimaste senza committenti, licenziamenti, nonostante il blocco governativo, casse integrazioni, decurtamenti di stipendio, saracinesche abbassate e un futuro dalle non rosee previsioni i lavoratori non possono essere sereni. Se si è donne e under 30 si aggiunge un problema in più ai sopracitati: non riuscire ad ottenere occupazione.
Ne è consapevole il segretario generale della Cgil milanese, Massimo Bonini: “Per questo non possiamo celebrare il 1° Maggio facendo finta di niente. Non si può se le saracinesche chiudono, le fabbriche rischiano di svuotarsi, se i lavoratori devono difendere la loro dignità. Però si può ricordare a tutti che noi siamo lì per difenderli”.
LEGGI ANCHE => Proteste ristoratori, il sostegno di Sandra Milo: “Non si può vivere così, come pagano i debiti?”
Lavoro o salute? Questo è il dilemma
Per quanti lavoratori il covid ha bloccato, altrettanti ne ha resi indispensabili e necessari. Che si parla di medici o cassieri, o anche solo operai del settore agricolo o corrieri, certe figure lavorative hanno mantenuto il loro impiego aumentando però il rischio sulla salute personale.
Le norme anticontagio impongono delle misure di sicurezza più immediate e stringenti, ma non sempre sono rispettate. La Cgil di Milano ha risposto a più di 130mila quesiti circa la correttezza delle condizioni dell’ambiente di lavoro, a conferma che non sempre risultano idonee. I sindacati chiedono non solo il rispetto del diritto a lavoro ma anche del diritto alla salute.
Secondo la deputata del PD Quartapelli: “Serve un equilibrio tra carattere sanitario ed economico, ma per questo avere cura delle regole di prevenzione nel luogo di lavoro è necessario più che mai, perché sennò si torna a chiudere“.