In Burkina Faso un attacco jihadista ha fatto quattro vittime, tra cui anche il documentarista David Beriain e il suo cameraman. Dal 2015, le violenze nel paese africano si sono moltiplicate.
La matrice jihadista dell’attacco
La ministra degli esteri spagnola Arantxa González Laya ha confermato quanto successo in Burkina Faso. L’attacco, quasi riconducibile con certezza ad una matrice jihadista, ha coinvolto quattro persone, tre cittadini europei e un burkinabé, tutti impegnati nella realizzazione di un reportage per MovistarTv.
Stavano investigando sulla caccia di frodo nell’est del Paese insieme a una Ong, nella quale era impegnato il regista David Beriain e il suo cameraman Roberto Fraile.
L’attentato è avvenuto lungo la strada che conduce alla foresta di Pama. Un gruppo di una ventina di persone, a bordo di due pick up e motociclette, si sono avventati sulle vittime e hanno fatto razzia di armi, droni e le jeep dei giornalisti. Oltre le vittime, si contano anche tre feriti, da quanto riportano i media locali.
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Nessuno ha ancora rivendicato l’azione, ma si tratta con tutta probabilità di un attacco jihadista, dato che dal 2015 le violenze causate dalla guerra di religione sono aumentate esponenzialmente. Uccisioni e rapimenti si sono susseguiti negli anni, tutti a fondo di estremismo islamico.
Chi era il documentarista David Beriain
David Beriain aveva 44 anni ed era irlandese. Da tempo era impegnato nella realizzazione di reportage in aree del mondo considerate difficili, tra le quali ricordiamo alcune mete dall’Iraq all’Afghanistan al Messico e alla Libia. E poi Congo, Kurdistan, Darfur e Colombia.
Era stato impegnato anche nel nostro paese con la realizzazione di “Il mondo dei narcos”, dedicato allo spaccio e il narcotraffico tra Italia e America latina. Poi si era fatto conoscere anche per “Clandestino”, trasmesso dal canale Nove. A proposito di un suo reportage sulla ‘Ndrangheta’, la procura di Milano ha aperto un’indagine perché si consideravano molte testimonianze frutto di recitazione e non veritiere.