Sono passati 35 anni esatti dal disastro nucleare di Chernobyl, che provocò caos e scatenò il panico in tutto il mondo.
Il 26 aprile 1986 uno dei reattori della centrale elettrica saltò per aria, emettendo radiazioni mortali in tutta l’ex Unione Sovietica e provocando 66 morti accertate, oltre a più di 5.000 casi di tumore e circa 116.000 sfollati.
Tantissime persone hanno riportato pesanti conseguenze in seguito al disastro nucleare. I vigili del fuoco che sono intervenuti sul luogo della catastrofe non erano consapevoli delle enormi quantità di radiazioni a cui erano stati esposti.
Entro poche settimane dal disastro, 29 tra operai della centrale elettrica e vigili del fuoco erano morti a causa della sindrome da radiazioni acute.
L’ingegnere Oleksiy Breus, un membro dello staff del reattore, in precedenza aveva rilasciato alcune agghiaccianti dichiarazioni alla BBC Ukrainian: “Ho visto altri colleghi che hanno lavorato quella notte. La loro pelle aveva un colore rosso brillante. In seguito sono morti in ospedale a Mosca”.
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“L’esposizione alle radiazioni, la pelle arrossata, le ustioni da radiazioni e le ustioni da vapore erano ciò di cui molte persone parlavano – ha aggiunto – quando ho finito il mio turno, la mia pelle era marrone, come se avessi un’abbronzatura su tutto il corpo. Le parti del mio corpo non coperte dai vestiti – come mani, viso e collo – erano di colore rosso”.
L’incidente ha interessato milioni di abitanti in Ucraina e Bielorussia, anche quelli che vivevano lontano dalla centrale di Chernobyl. Nei primi cinque anni dopo il disastro, i casi di cancro tra i bambini sono aumentati di oltre il 90% in Ucraina.
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Si ritiene che circa 5.000 persone, tra cui molti bambini, abbiano sviluppato il cancro alla tiroide dopo essere state esposte alle radiazioni. Inoltre i bimbi dell’epoca hanno bevuto latte contaminato, ingerendo quindi iodio radioattivo.
Anche la fauna selvatica circostante è stata interessata da pesanti mutazioni genetiche, come ad esempio insetti, uccelli e topi con occhi mancanti.
Gli scienziati sostengono che la zona intorno all’ex impianto non sarà abitabile per altri 20.000 anni.
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