Il Coronavirus non conosce confini tanto che dopo aver infettato tutto il mondo ora ha raggiunto anche la montagna più alta del pianeta, l’Everest.
In particolare – come ha svelato la Bbc – a risultare infetto al Covid-19 è lo scalatore norvegese Erlend Ness che è dovuto ricorrere alle cure dei sanitari essendo stato ricoverato per ben otto notti, così da isolarlo, in un ospedale di Kathmandu, in Nepal. Naturalmente visto che Ness non era da solo ma era al capo di una spedizione anche gli altri compagni di viaggio sono stati costretti alla quarantena, ma per loro è bastato il campo base.
Il Nepal è stato gravemente colpito dalla pandemia così come tutta l’Asia, ma fino a oggi non si era contato nessun caso nell’area del Monte Everest. Quindi come è stato possibile per Ness contrarre il virus? Lo scalatore, secondo una ricostruzione operata dallo stesso Ness avrebbe potuto contrarre il Covid in una “casa del thè” che si trova nella valle del Khumbu. Lo stesso Ness però alla Bbc ha anche confermato che “avrei potuto fare di più per proteggermi dal Coronavirus, come per esempio lavare le mani qualche volta in più”. Lo stesso scalatore in missione sul Monte Everest ha anche confessato alla televisione inglese: “Non molte persone hanno usato maschere durante il viaggio”.
Ness era da ben sei giorni che avvertita malori mentre si trovava sulla montagna più alta del mondo. E così il 15 aprile si è deciso per un trasferimento in ospedale: due sono stati i nosocomi dove è stato trasportato lo scalatore norvegese che è risultato positivo a ben tre tamponi. L’ultimo tampone, quello del 22 aprile, ha però scongiurato il pericolo: Ness infatti è risultato negativo e ora si trova nella capitale del Nepal, Kathmandu, insieme ad altri amici in attesa di poter riprovare a risalire sul Monte Everest e completare la missione che ha dovuto lasciare a metà. Un’esperienza non certo cercata dallo scalatore norvegese che ora raccomanda però a tutti di “stare attenti al virus che è subdolo e ti colpisce proprio quando abbassi troppo la guardia”.
Il Nepal, così come tutta l’Asia, combatte contro il Coronavirus con i mezzi che ha a propria disposizione: vista anche la condizione della popolazione, sicuramente non delle migliori a livello economico, sono abbastanza scarsi. E così dall’inizio della pandemia il Nepal, che viene preso d’assalto proprio nel periodo primaverile da migliaia di scalatori che provano a vivere in prima persona la scalata della montagna più alta del mondo, deve fare il contro quasi 3mila casi al giorno di contagio. Il totale dei malati dall’inizio della pandemia in Nepal sfiora così le 300mila unità Quindi tutti coloro che decidono di arrivare nel paese asiatico devono presentare un rapporto Covid negativo, effettuato entro 72 ore dal loro primo volo.
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