Dal 23 aprile su Sky Atlantic e su Now andrà in onda “Anna”, la nuova serie Sky Original che si basa sul romanzo scritto da Niccolò Ammaniti nel 2015.
E’ lo stesso Ammaniti ad aver diretto la serie, nel 2019, ancor prima dell’emergenza sanitaria provocata dalla pandemia di coronavirus. E’ un riferimento importante, perché Anna è una serie che racconta le vicende di una popolazione dove gli adulti vengono sterminati da una epidemia, la “Rossa”, mentre i bambini non mostrano alcun sintomo fino all’adolescenza.
Passare dal romanzo alla serie non è stato facile, come racconta lo stesso Ammaniti in una bella intervista rilasciata al settimanale di cinema e televisione “FilmTV”.
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“Avrei potuto anche solo scriverla come sceneggiatore – spiega Ammaniti – Ma ero davvero curioso di capire se sarei riuscito finalmente a visualizzare quello che mi ero solo immaginato con la scrittura”.
Con “Anna” lo scrittore confessa di avere un debole per le apocalissi, letterali e non. E’ lui stesso a citare alcune opere come riferimenti, come Io non ho paura e Io e te, dove i protagonisti sono proprio dei bambini.
“I bambini? Compagni di lavoro fedelissimi”
In Anna si combinano le apocalissi che riguardano bambini e adulti: “Siamo in una sorta di limbo nel quale vivono i personaggi, senza futuro – afferma Ammaniti – Ma Anna, per certi versi, rappresenta la speranza”.
Proprio lavorare con i bambini ha rappresentato l’emozione più sorprendente per lo scrittore, che rivela come in un primo momento si sentisse “terrorizzato” alla sola idea.
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“Si sono dimostrati compagni di lavoro fedelissimi, instancabili”, racconta nell’intervista, soffermandosi poi sulla protagonista. “Quando ho trovato Giulia, ho sentito risuonare in me qualcosa: era lei Anna, ma in più aveva una dolcezza nello sguardo, una mitezza che non c’era nel personaggio del romanzo”.
“Ma Ammaniti oggi si sente più regista o scrittore?”, chiede Rocco Moccagatta di FilmTV. “Entrambi – risponde l’artista – Anche se con gli anni la forza delle immagini ha scavalcato a volte quella della parola”. Trasformare le parole in immagini, per Ammaniti, “è diventata una necessità”.