Il pezzo su ‘Il fatto Quotidiano’ della Lucarelli fa infuriare Calenda, che piccato risponde a tono su Twitter. In entrambi i casi, poca sostanza ma molto ardore linguistico. Ecco la vicenda
Nel suo “Stanza Selvaggia” su ‘Il Fatto Quotidiano’, Selvaggia Lucarelli si lancia in un “dissing” (per usare una terminologia giovane) al povero Carlo Calenda, che si è beccato un’ondata di considerazioni piccate, “selvagge”, anzi, di quelle che ti pungolano la carne perché ti toccano nell’orgoglio, un orgoglio che, se si parla di Calenda, non è certo poca cosa.
Ed è proprio su questi aspetti che la Lucarelli insiste, suscitando molto probabilmente nel leader di ‘Azione’ quella sensazione che si prova quando, cucinando, ti finisce il sale sui tagli delle mani. Non un dolore profondo, certo, ma un acuto fastidio. Poche battute dedicate al programma politico, molte sul suo atteggiamento sui social e quella permalosità di Calenda che, effettivamente, è difficile da non notare.
Il pezzo a prima lettura suscita indubbiamente ilarità, ma forse riflettendolo suscita anche ilarità su chi l’ha scritto. Per meglio esprimere questa mia riflessione, ruberò questo commento da un utente su Twitter:
Il pezzo inizia con una riflessione della Lucarelli che riporta una vicenda social accaduta pochi giorni fa. Calenda aveva risposto a ‘Er Faina’ (vedi la vicenda “sur catcalling”, leggasi con accento romano) accusandolo, appunto, di “fare apologia del cat calling”.
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Il tutto, però, in romanaccio, un romanaccio che la Lucarelli descrive così:
“E lo rimproverava parlando con l’accento romanesco di Massimo Boldi che si finge romano nei cinepanettoni perché voleva spiegare a Er Faina che la romanità non è volgarità”.
Il risultato? “Cringe, come gli ho fatto notare”, termine spiegato dalla giornalista come un “dolore quasi fisico nell’assistere a un momento di ridicola inadeguatezza”.
Ed è proprio così, che la Lucarelli definisce Calenda: inadeguato. In tutte le situazioni. Per meglio rendere la sua inadeguatezza e incredibile capacità di essere fuori contesto in ogni occasione, ecco la metafora pungente con la quale lo spiega:
“Il suo voler sembrare sempre simpatico e autoironico, pur essendo permaloso quanto Antonio Ricci. E non quanto Antonio Ricci in condizioni normali, quanto Antonio Ricci dopo che gli hai investito il cane sotto il suv” o ancora “il suo sembrare Barbara Palombelli a Sanremo, il suo sembrare quello che con l’accento pariolino ti spiega che lui è come te, conosce tutte le uscite del Raccordo, le battute di Proietti, le pizzerie dove ti scrivono il conto sulla tovaglia, ma “ora scusate c’ho l’ora di paddle al circolo con Malagò”.
Ma non si ferma qui: i suoi giri in cravatta per visitare le periferie, profumato come un vero borghese, aggiungiamo noi, danno l’effetto de “Il principe William in visita dalla comunità Maori”. E c’ha ragione. Come c’ha ragione sul rientro nelle ZTL per raccontare come è il mondo la fuori, che c’è da chiedersi se, in fondo, anche la Lucarelli si ricordi com’è fatto.
Ecco sì, arrivata a questa parte dell’articolo non nego che ho riso, anche se era un po’ una risata amara che si è rispenta quanto ho pensato all’autrice, campionessa del salto in lungo nel moralismo incoerente. Ad avercele così sviluppate certe “skills”. Roba di pochi.
In tutto questo Calenda, in risposta ai commenti della Lucarelli al video a sua volta in risposta a ‘Er Faina’, aveva definito i suoi commenti come ‘trombonismi da sbobinarde’. E qui, effettivamente, si può solo che tacere.
Come si può però dar torto alla Lucarelli quando riprende la questione Raggi?
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Il candidato sindaco ha definito la confusione tra Colosseo e arena di Nimes, come riporta la “selvaggia giornalista”, come un “grosso problema di superficialità”.
Era chiaro a tutti, però, che la sindaca in persona non si mette lì, mentre sta seduta al bagno, a postare sui social del Comune ma che qualche collaboratore lo faccia per lei.
L’ironia della sorte vuole che Calenda, sul suo profilo, due mesi fa avesse ringraziato sé stesso convinto di stare connesso con un altro profilo: “Grazie Calenda!”, si era detto da solo. Per giorni il leader di ‘Azione’ si era indisposto per le battute a riguardo, rispondendo che era stata colpa di una sua collaboratrice. Certo, un gaffe istituzionale non vale una fatta sul proprio profilo, ma il punto, come sostiene la Lucarelli, è proprio il risultato: tutto quanto è estremamente “cringe”.
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