Albert Bourla, capo della Pfizer, avverte della possibilità di un secondo richiamo del vaccino dopo sei mesi dalla seconda dose.
Tra i vaccini attualmente a disposizione in occidente, quello della Pfizer/Biontech è risultato quello maggiormente efficace contro le varianti del Covid-19. Qualche settimana fa era emersa la possibilità che il vaccino potesse essere in efficace contro la variante Sudafricana che si sta diffondendo per l’Europa, ma gli studi clinici effettuati avrebbero dimostrato che la copertura contro la malattia grave e la morte è offerta anche in caso di contrazione di questa variante.
Insomma chiunque si sottoponga a questo vaccino, dovrebbe stare sicuro che qualsiasi sia la variante con la quale verrà a contatto, non dovrà preoccuparsi delle conseguenze. Ancora tuttavia, non è stato dimostrato che chi è stato immunizzato dal vaccino non possa essere un veicolo d’infezione, motivo per cui è bene continuare a seguire le misure precauzionali che conosciamo già da oltre un anno per evitare di contagiare qualcuno vicino a noi che non ha ancora ricevuto il vaccino.
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Vaccino Pfizer: potrebbe servire una terza dose entro i 6 mesi dalla seconda
Un altro interrogativo che tutti si sono posti all’arrivo dei vaccini riguardava l’effettiva durata dell’immunità dal virus. Nuove informazioni a riguardo sono giunte direttamente da Albert Bourla, dirigente capo dell’azienda farmaceutica Pfizer. Questo, a tal proposito ha dichiarato: “La protezione si abbassa con il passare del tempo, ma dopo sei mesi è ancora estremamente alta. Se me lo chiedete, penso ci sia bisogno di un richiamo, in base ai dati”.
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Successivamente il dirigente della casa farmaceutica specifica: “In uno scenario plausibile ci potrebbe essere bisogno di una terza dose tra i 6 e i 12 mesi e di una nuova vaccinazione passato un anno dalla seconda dose”. Tuttavia lo stesso Bourla sottolinea: “Ma questa necessità ancora dev’essere confermata”. In poche parole ipoteticamente è probabile sia necessaria sia la terza dose che un’altra vaccinazione, ma non vi è la certezza empirica che sia così.