Il 16 aprile 1889 a Londra nasceva Charles Spencer Chaplin, meglio conosciuto come Charlie Chaplin. Il grande attore e cineasta famoso per la sua figura, conosciutissima in ogni angolo del pianeta, con la bombetta, il bastone e i baffetti, oggi avrebbe compiuto 132 anni. Famoso per film in bianco e nero come Tempi Moderni, La febbre dell’oro, Il grande dittatore, fu un’icona del cinema muto prima che questo potesse avere l’audio. Le sue movenze e i suoi balletti sono diventati nel tempo un vero e proprio must per i cinefili, ma non solo, sono sempre stati dispensatori di allegria.
Vogliamo ricordare il grande attore britannico con cinque scene tratte dai suoi film più famosi: Il monello sottratto a Charlot, tratto dall’omonimo film del 1921
La danza dei panini, tratto da ‘La febbre dell’oro’, film del 1925
Gli spaghetti, tratto dal film ‘Le luci della città’ del 1931
La catena di montaggio tratta dal film ‘Tempi moderni’ del 1936
e infine il discorso all’umanità tratto da ‘Il grande dittatore’ del 1940
Quando Charlot incontrò la mamma di Alberto Bevilacqua
Nel 1995 lo scrittore Alberto Bevilacqua pubblicò un bellissimo libro dal titolo “Lettera alla madre sulla felicità“, dove raccontava le vicissitudini che gli stavano capitando nella sua vita, tra cui essere persino accusato di essere il Mostro di Firenze. Tutta questa lettera è improntata sul concetto della felicità. Qui Alberto Bevilacqua raccontò di un periodo in cui la madre era afflitta dalla depressione.
In quel periodo Charlot stava girando l’Italia in cerca di un’ambientazione dove girare il film “La contessa di Hong Kong“, così Bevilacqua fu incaricato di accompagnare Chaplin a visitare Parma. Non poteva cogliere l’occasione di portare in casa di sua madre il grande attore comico, in quanto fin da piccolo la madre Lisa gli indicava l’attore con il bastoncino dicendogli: “Quell’omino è un genio“.
Bevilacqua raccontò così quell’episodio che ha dell’incredibile: “[Mia madre] era a disagio perché le avevo introdotto in casa un estraneo, senza averla avvertita. Muoveva le mani per aggiustarsi il vestito peggiore, che indossava quando nessuno la vedeva e mi rimproverava con gli occhi. Rimasi in silenzio a seguire i vari movimenti del suo imbarazzo. Charlot le accarezzò una guancia, girò un’occhiata per la cucina, vide il cappello di mio padre, appeso al gancio, e se lo mise in testa. Notò l’ombrello blu che mia madre legava con cura rincasando dalla pioggia e lo afferrò, facendolo volteggiare con l’abilità di un prestigiatore. Improvvisò alcune delle sue mosse. Allora a mia madre fu chiaro. E ritornò in lei la familiarità immediata che sempre ha avuto con le sorprese della vita, sia allegre che drammatiche“.