La vicenda di Malika Chalhy, la ragazza 22enne cacciata di casa dai genitori perché lesbica e minacciata anche di morte, continua a dividere l’opinione pubblica. E mentre Pillon parla di “tutele già presenti” per le quali non c’è bisogno del DDL Zan, Libero rivela che i genitori della famiglia sono di origine musulmana
Continua a dibattere l’opinione pubblica sulla storia di Malika Chalhy, 22enne di Castelfiorentino con cui la famiglia ha deciso di interrompere i rapporti perché lesbica, ma non solo. La famiglia si è lasciata andare a minacce di morte, insulti e invettive contro la giovane Malika, che ha deciso di denunciare pubblicamente gli avvenimenti.
Denuncia pubblica a cui ha fatto seguito una grande attenzione a livello nazionale, che ha portato la cantante Elodie a lanciare una raccolta fondi in sostegno della ragazza. Forte il supporto di molti esponenti del mondo dello spettacolo, fra cui Fedez, che da settimane è attivo personalmente nel sostegno del DDL Zan e in una querelle con il senatore leghista Simone Pillon.
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Pillon: “La legge già c’è, e come vedete, funziona bene.”
Ed è proprio il senatore a commentare sui social la vicenda. In un post su Facebook risalente al 12 aprile Pillon scrive: “I genitori della ragazza toscana cacciata di casa sono stati immediatamente indagati per violenza privata aggravata dalla Procura di Firenze. Come dicevo nei giorni scorsi, tutti hanno pieno diritto al pieno rispetto della vita privata. Si può dissentire, ma non si può mai mancare di rispetto. La legge già c’è, e come vedete, funziona bene […]” concludendo con un appello nel quale richiede di non strumentalizzare la vicenda a favore del DDL Zan, la cui approvazione è attualmente bloccata proprio da un collega della Lega.
Sotto al post sono nati dei tafferugli telematici fra chi sostiene la posizione del politico e chi, invece, ne è fervido detrattore. Secondo molti, compresi parecchi personaggi famosi, il DDL Zan andrebbe approvato proprio per prevenire condotte come quelle della famiglia di Malika.
Libero: “Dove c’è Islam c’è persecuzione omicida”
Il giornale Libero, dal canto suo, fa sapere, invece, che i genitori della ragazza sono di religione islamica. Non è dato sapere quanto siano “praticanti”, per utilizzare un termine improprio di derivazione cristiano-cattolica, ma quel che è certo è che su Facebook la famiglia abbia condiviso foto nelle quali vengono immortalate donne con il velo.
Le critiche, ovviamente, piovono a catinelle sullo schieratissimo giornale, che conclude l’articolo così:“Dove c’ è Islam, spesso c’ è persecuzione omicida e fondata teocraticamente delle persone omosessuali. Una lunga scia di odio, che può prolungarsi anche fino a un piccolo borgo sui colli fiorentini. Ma, statene certi, non arriverà mai sulle prime pagine dei giornaloni.”
Se da un lato è pur vero che c’è Islam e Islam, e non si può certo colpevolizzare tutte le persone che credono in quella religione a causa di chi a ucciso in nome dello stesso culto, è pur vero che è errato assimilare una certa difesa dell’Islam a tutta la sinistra. Anche in questo caso l’opinione pubblica di polarizza davanti a tematiche che, per la loro natura, richiedono una riflessione più accurata delle tipiche frasi da bar: “E’ tutta colpa della destra cattolica” o “E’ deviata perché omosessuale”.