Fanno discutere, per ovvie ragioni, le decisioni che sono state prese in questi giorni dal Governo giapponese, che ha annunciato che nei prossimi anni riverserà nell’Oceano Pacifico l’acqua contaminata presente all’interno centrale nucleare di Fukushima. Secondo i vari dati, nell’arco di dieci anni l’azienda che gestisce l’intero impianto, ha accumulato un totale di oltre un milione di tonnellate di acqua, conservata in oltre mille cisterne. Tutta quest’acqua è stata contaminata in quanto è stata usata per raffreddare i reattori della centrale.
Ora da diverso tempo si è a conoscenza del fatto che dall’anno prossimo nei serbatoi presenti all’interno della centrale non ci sarà più spazio per contenere altra acqua usata durante le fasi di smantellamento della centrale nucleare.
Per questa ragione il Governo giapponese ha dovuto optare per alcune soluzioni e l’unica soluzione che è stata più plausibile, secondo loro, è stata quella di versare l’acqua in mare dopo averne rimosso gli elementi radioattivi. L’unico elemento che non è possibile rimuovere, almeno non del tutto, è il trizio, un isotopo che è radioattivo all’idrogeno, ma che non risulta essere dannoso per la salute e inoltre risulta essere presente in natura.
Per ovvie ragioni questa decisione è stata contestata in maniera aspra da parte degli ambientalisti, ma anche dai Paesi confinanti con il Giappone ovvero dalla Corea del Sud e dalla Cina, che vedono in questa soluzione un danno per la pesca, ma anche per la salute delle persone. L’unica nazione che ha appoggiato la soluzione del Governo giapponese sono stati gli Stati Uniti.
I lavori cominceranno nei prossimi due anni e per portarli a compimento occorreranno come minimo dieci anni.
Dieci anni fa, l’11 marzo 2011, alle ore 14.46 il Giappone venne scosso da una violentissima scossa di magnitudo 9.1 con epicentro a 97 chilometri dalla centrale nucleare di Fukushima. La terra tremò per oltre sei minuti ininterrottamente. I sistemi di sicurezza della centrale nucleare entrarono in funzione per interrompere le reazioni della fissione nucleare. Allo stesso tempo vennero attivati i generatori di emergenza per far raffreddare i reattori nucleari, cosa prevista dai protocolli della centrale.
Quindi al terremoto, nonostante fosse di una violenza inaudita e con una magnitudo davvero elevata, la centrale rispose molto bene. Ma quello che non era stato previsto fu l’arrivo dello tsunami. Infatti un’ora più tardi un’onda di 14 metri causò un incidente classificato come “catastrofico” da parte dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Questa classificazione secondo la scala degli eventi nucleari e radiologici, aveva avuto un solo precedente, ovvero il famoso incidente della centrale di Chernobyl, avvenuto 25 anni prima.
Lo tsunami e i sistemi di sicurezza inadeguati portarono così alla fusione di tre noccioli dei reattori presenti nella centrale. Le esplosioni che avvennero nella centrale fecero cospargere polveri radioattive per chilometri, costringendo all’evacuazione decine di migliaia di persone.
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