Il ministro della Cultura Dario Franceschini ha abolito la censura cinematografica: i casi più eclatanti della storia del nostro Paese.
Per la prima volta da quando il cinematografo è giunto in Italia non c’è più la censura dei film. La decisione è stata presa dal ministro della Cultura Dario Franceschini, il quale ha impedito che un film possa essere bloccato dalla pubblicazione nelle sale e che la sua visione possa essere impedita. Il governo, dunque, non potrà più intervenire sulla libertà artistica di registi e sceneggiatori e si limiterà, per mano di un’apposita commissione, a classificare i film con una rigida divisione per fasce d’età, utile ad impedire ai più piccoli di andare incontro a contenuti potenzialmente disturbanti.
Sebbene si tratti di una decisione a livello simbolico storica, in verità la censura dei film è stato con il passare degli anni un provvedimento sempre più rado. Come detto sopra, la censura governativa sulle opere d’ingegno e artistiche esisteva nell’Italia monarchica già dalla sua costituzione e tale censura è stata applicata in maniera diretta al cinema nel 1913. Il sistema di censura è stato reso più stringente in epoca fascista, ma non è stato eliminato nemmeno dopo la Seconda guerra mondiale e con la costituzione della Repubblica.
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Censura cinematografica: i casi più eclatanti
Nel dopoguerra i casi più eclatanti di censura cinematografica si sono verificati tra il finire degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70. Furono quelli gli anni della rivoluzione dei costumi, in cui le nuove generazioni hanno rotto definitivamente con le tradizioni del passato, affermando un nuovo codice di valori che era in rotta totale con la società ed il pensiero comune dell’epoca. Le opere d’arte e tra queste i film, rispecchiavano questo desiderio di evasione dal controllo, questa voglia di eccesso e sovversione.
Tra i casi di censura per oscenità si ricordano certamente L’urlo di Tinto Bras, censurato nel 1968 (ma poi permesso a partire dal 1974) e Gola Profonda di Gerard Damiano del 1972. Per quanto la censura del film pornografico di Damiano fece scalpore, il caso emblematico di quell’anno e di quel periodo fu Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci. Il film d’autore venne proibito per via di una scena di sesso molto cruda interpretata da Marlon Brando che negli anni è divenuta un cult. Ci vollero però 15 anni prima che la visione del film fosse permessa nelle sale.
Tra i film storici censurati vanno citati Arancia Meccanica di Stanley Kubrik e Nodo alla Gola di Alfred Hitchcock. Ma l’altro caso di censura che fece parlare per anni fu quello riguardante il film di Pasolini Salò o le 120 giornate di Sodoma, prima solamente vietato ai minori di 18 anni, ma successivamente sequestrato dalla magistratura. Il produttore del film, Alberto Grimaldi, venne processato per oscenità e corruzione di minori. Sequestrato nel 1975, Salò venne trasmesso la prima volta solamente nel 2005.