Il 5 aprile 1994 nella sua casa a Seattle moriva a soli ventisette anni Kurt Cobain, il leader dei Nirvana. E oggi sono trascorsi esattamente 27 anni da quando il giovane cantante ha deciso di porre fine alla propria vita con un colpo di fucile.
Nonostante la sua morte sia ancora avvolta nel mistero (qualcuno sostiene persino che Kurt Cobain non si sia suicidato, ma sarebbe stato ucciso dalla moglie Courtney Love: ovviamente si tratta di pure illazioni) la sua figura è stata un emblema generazionale che ancora continua ad affascinare moltissimi ragazzi.
La vita di Kurt Cobain è stata breve ma molto intensa, anche sul piano personale: diverse volte è stato ricoverato per abuso di stupefacenti che servivano per allontanare lo spettro nero della depressione che lo affliggeva continuamente.
La musica era la sua valvola di sfogo, quella valvola che gli permise di creare delle vere e autentiche perle, tutt’oggi ancora ascoltate e considerate capisaldi della musica grunge (genere andato per la maggiore nella metà dei ’90, di cui i suoi Nirvana erano massimi esponenti): parliamo di brani come la famosissima “Smells Like Teen Spirit” o “Come as you are” (di cui di seguito vi proponiamo una storia versione unplugged), ma anche di pezzi iconici come “Heart Shaped Box“, “Lithium” e “In Bloom“.
Il suo amore per la musica lo aveva portato a stringere amicizie molto interessanti con altri grandi musicisti che negli anni Novanta stavano letteralmente conquistando il mondo. Una su tutte l’amicizia con i R.E.M. e in particolare con il leader Michael Stipe, padrino della figlia di Kurt, Frances Bean; amicizia che avrebbe potuto essere l’inizio di una interessante collaborazione, che però non trovò mai un avvio. In diverse occasioni Michael Stipe ha raccontato come abbia cercato di salvare la vita a Kurt Cobain, ma ormai Kurt Cobain era avvolto in una spirale dalla quale non ne sarebbe uscito vivo.
Eppure la sua morte ha fatto in modo da rivelare al mondo che tipo di persona fosse Kurt Cobain, al di là delle apparenze, al di là degli abusi e degli eccessi, e le ultime parole della famosa lettera, che scrisse all’amico d’infanzia immaginario Boddah, ci fanno ancora riflettere: “Pace Amore ed Empatia“.
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