Un numero enorme di migranti è stato fotografato al confine tra Messico e Stati Uniti. I migranti vestivano magliette con una scritta chiedendo al nuovo presidente Biden di farli entrare sul suolo statunitense attraverso il confine.
“Biden, per favore facci entrare!”
“Biden, please let us in!”, ecco ciò che recitano le magliette della massa di persone raccolte a Tijuana, sul confine meridionale degli Stati Uniti, pregando affinché il presidente Biden li faccia entrare attraversando il confine. I migranti, stretti in tende e accampamenti di fortuna, mostrano queste scritte che imitano il design dello slogan elettorale di Biden.
Sono molti i migranti che richiedono di entrare negli Stati Uniti, spesso provenienti da paesi dell’America Latina, come l’honduregna Francisca Aguilar Garcia. Aguilar ha raccontato al Wall Street Journal (che ha riportato la notizia in prima battuta) di dover aspettare sul confine insieme al marito, i figli e il nipote, perché “potrebbero chiamare il suo numero”. Tutti i migranti negli accampamenti, infatti, sono forniti di un numero progressivo che sancisce la loro possibilità di ingresso sul territorio statunitense.
L’appello di Biden ai migranti
Biden, la scorsa settimana, ha lanciato un appello esplicito ai migranti, chiedendo loro di non lasciare le loro case e i loro paesi nell’intento di entrare negli Stati Uniti: così il dem Biden ha liquidato l’emergenza migrazione, che da sempre attanaglia gli Stati Uniti, specie sul versante meridionale del paese.
Sono innumerevoli i migranti che cercano disperatamente di entrare negli Stati Uniti, spinti dalla fame e dalla povertà, dalla ricerca di una vita migliore, ma anche dalla necessità di scappare da governi più o meno democratici, come quello del Venezuela di Maduro.
Ma a quanto pare – nonostante il cambio alla guida della Casa Bianca (dove in precedenza c’era un inquilino che pensava a costruire muri, piuttosto che ponti) – il governo statunitense non ha intenzione di cambiare politiche e l’amministrazione presidenziale è arrivata a dichiarare che si potrebbe trattare di una “crisi umanitaria”.
Crediamo si possa evitare il condizionale, specialmente in tempi di Covid.