Continuano le proteste contro il golpe militare del primo Febbraio in Birmania e, proprio durante la ‘Giornata delle forze armate’, i soldati hanno aperto il fuoco contro i civili. Secondo il ‘Guardian’ oggi si contano 90 vittime, tra cui un bambino di soli 5 anni. Si stima che, dall’inizio della repressione, i morti siano circa 400.
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La violenza contro i civili non è casuale e non rappresenta l’estrema ratio. Sono molte infatti le minacce di ripercussioni dell’esercito contro i manifestanti. Ancora sulle pagine del ‘Guardian’ si legge che la televisione di stato della Birmania aveva avvertito i possibili rappresentati di una risposta estremamente violenta qualora lo spirito di festa della giornata fosse stato minacciato dai civili, specificando che “rischiavano di essere sparati in fronte e sul capo”.
Il dottor Sasa uno dei legittimi legislatori deposti, oggi portavoce del CRPH, un gruppo anti-governativo, non usa mezzi termini per condannare le azioni dei militari: “Oggi è un giorno di vergogna per le forze armate”.
Concordi nel condannare l’accaduto l’ambasciata degli USA e quella dell’UE.
Secondo l’ambasciatore europeo: “Questa 76/a giornata delle forze armate del Myanmar rimarrà impressa come una giornata di terrore e disonore. L’uccisione di civili disarmati, compresi i bambini, è un atto indifendibile”.
Gli USA aggiungono: “Le forze di sicurezza stanno uccidendo civili disarmati, compresi bambini, proprio le persone che hanno giurato di proteggere“.