La Palestina è in forte emergenza Covid mentre il contiguo Israele si avvicina all’immunità di gregge e alla riapertura di tutto.
Già il mese scorso l’esempio di Israele nella campagna vaccinale era stato citato da più parti come modello da seguire per uscire in fretta dalla crisi sanitaria ed economica in cui il Covid-19 ha gettato il mondo intero. In vista dell’inizio della campagna, infatti, il governo ha istituito un lockdown duro finché non sarebbe stata raggiunta l’immunità di gregge. Un compito facilitato chiaramente da una popolazione di 8 milioni circa di abitanti, meno di un sesto di quella dell’Italia.
Attualmente Israele ha fornito a quasi la metà della sua popolazione (circa 4 milioni di persone) la seconda dose di vaccino e si appresta a riaprire tutto, compresi bar, ristoranti, palestre, piscine e locali notturni. Un risultato sicuramente positivo ed eccellente, ma che fa a pugni con quanto nello stesso periodo sta accadendo nella contigua Palestina. Stando a quanto denunciato da Medici Senza Frontiere, infatti, in Palestina la crisi sanitaria non solo non è finita ma si sta acuendo.
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Terra Santa: la Palestina è in grave emergenza causa Covid
La situazione, spiega un medico dell’associazione, è peggiorata subito dopo le festività natalizie. Attualmente ci sono 20mila positivi, gli ospedali di Hebron e Nablus (dove l’ospedale pediatrico si sta trasformando in centro covid) sono saturi ed il personale medico è insufficiente e allo stremo. In questa situazione di drammatica emergenza, la campagna vaccinale è appena cominciata e solo in questi giorni il personale sanitario sta ricevendo i vaccini.
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In un Paese in cui ci sono solamente 5 specialisti di terapia intensiva, in cui mancano personale, macchinari, equipaggiamento, il paradosso è che il governo non è in grado di fare rispettare il distanziamento sociale e le regole per evitare il contagio e che fino ad oggi non ha presentato un vero e proprio piano vaccinale per i suoi 12 milioni di abitanti. L’incapacità del governo di gestire la situazione si evidenzia anche nel mancato reperimento delle dosi di vaccino e nel mancato raggiungimento di un accordo proprio con Israele in un momento in cui divergenze e ostilità dovrebbero fare spazio alla solidarietà. In quest’ultimo aspetto ha giocato sicuramente un ruolo il disinteresse d’Israele stesso.