Una vera e propria devastazione, condotta dai primi anni 2000, che ha portato a danni irreparabili ai famosi Faraglioni.
I responsabili, stando all’inchiesta condotta dai finanzieri del Reparto Operativo Aeronavale di Napoli, sono in tutto 19 persone, di cui sei finiti in carcere, altri sei ai domiciliari, mentre i restanti sono stati sottoposti a misura cautelare più lieve.
Per gli accusati i reati sono associazione per delinquere, disastro ambientale e ricettazione, assieme ad altre contestazioni che riguardano violazioni dal punto di vista ambientale. Sono tutti appartenenti a due famiglie, che da tempo portavano avanti un’attività che è stata attentamente ricostruita dalle forze dell’ordine.
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Gli accusati, infatti, sono stati riconosciuti come “datterari”, ovvero pescatori dei datteri di mare, il famoso “frutto proibito”. Dal 1998 la pesca del dattero di mare è vietata, ma questo non ha mai fermato le due famiglie, anche perchè i datteri venivano venduti fino a 200 euro al chilo (specialmente durante le festività).
I “datterari” arrivavano ad intascare anche 3.000 euro a testa ogni mese
Come riportano gli esperti che hanno stilato la relazione, nell’area dei Faraglioni le rocce calcaree rendono perfetta la proliferazione: “In un metro quadrato di roccia caprese riescono a crescere fino a 659 datteri”.
Una miniera d’oro per i datterari, che riuscivano ad intascare nei periodi migliori anche 3.000 euro a testa ogni mese. Un’azione continua, che ha provocato anche alterazioni all’ecosistema e disastri ambientali, come sottolineato dal professor Giovanni Fulvio Russo, ordinario di Scienze Biologiche ed Ecologia alla Parthenope.
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Il quotidiano “Il Messaggero” riporta che due pescherie di Napoli e un chiosco di Castellammare di Stabia sono finiti sotto sequestro, assieme alle attrezzature e alle imbarcazioni utilizzate per la pesca proibita.
Cosa sono i datteri di mare?
I datteri di mare sono dei molluschi che vivono proprio all’interno di rocce calcaree (come nel caso dei Faraglioni) e crescono con grande lentezza. Basti pensare che per arrivare alla lunghezza di 5 centimetri servono dai 15 ai 35 anni.
In Italia, come detto, la pesca è vietata, ma si continua a praticare la pesca di frodo. Tuttavia si sta ragionando su come soddisfare la richiesta da un punto di vista gastronomico, con modalità che non vanno ad intaccare il patrimonio ambientale e non creano danni al paesaggio.