Finalmente anche in Italia arriva un’altra arma per combattere il Covid-19.
Oltre ai vaccini in fase di somministrazione nella popolazione, la pubblicazione dello scorso 9 marzo in Gazzetta Ufficiale della determina dell’Agenzia Italiana del Farmaco autorizza l’utilizzo degli anticorpi monoclonali anche nel nostro Paese.
L’autorizzazione riguarda il bamlanivimab, già testato su un paziente 71enne con patologie cardiache che aveva contratto il coronavirus. Dal terzo giorno di positività l’uomo è stato curato con l’anticorpo monoclonale e ora può proseguire il trattamento nella sua abitazione.
Un altro farmaco per combattere il coronavirus si affianca al già utilizzato Remdesivir, oltre al cortisone e all’eparina.
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Gli anticorpi monoclonali sono una tappa decisiva per infliggere un altro colpo alla pandemia, dato che riescono a far sì che l’organismo agisca per neutralizzare il virus. Tuttavia, come precisato anche dagli esperti, per avere l’efficienza sperata è necessario somministrare gli anticorpi monoclonali nella fase iniziale della malattia, prima che si verifichi quella “tempesta infiammatoria” che porta alle situazioni più gravi.
Bassetti: “Ottima notizia, ma ora vanno usati ovunque”
Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie Infettive San Martino di Genova, ha salutato con soddisfazione l’autorizzazione all’utilizzo degli anticorpi monoclonali, pur sottolineando come l’Italia sia arrivata troppo in ritardo.
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“Adesso che abbiamo i monoclonali, noi clinici dobbiamo usarli. Non si può dare più la colpa al sistema della politica”, tuona Bassetti, che si augura anche che non si verifichino altri stop nella campagna di vaccinazione.
“Le verifiche su AstraZeneca potevano essere fatte senza interrompere la vaccinazione – afferma – Con lo stop, seppur di qualche giorno, le persone hanno recepito un messaggio errato e adesso hanno paura a fare il vaccino”.