Il Covid uccide un altro grandissimo della musica: se ne va a 83 anni Raoul Casadei, icona del liscio in Italia

L’infame coronavirus miete un’altra vittima nel mondo della musica.

Dopo aver portato via Stefano D’Oraizo, batterista dei Pooh, il covid ha ucciso Raoul Casadei – icona del liscio in Italia.

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83enne, si trovava ricoverato all’ospedale Maurizio Bufalini di Cesena dallo scorso 2 marzo, dopo essersi contagiato insieme a vari famigliari che si trovano in quarantena fiduciaria a Villamarina di Cesenatico.

Negli ultimi 10 giorni le condizioni sono andate via via peggiorando, finché Casadei si è spento stamattina.

Raoul Casadei era divenuto una vera e propria icona del tipico ballo da balera romagnola, di cui la famiglia Casadei è emblema da generazioni.

Dopo aver esercitato per diciassette anni il lavoro di maestro elementare, Casadei iniziò – alla fine degli anni ’50 – a suonare nell’orchestra di famiglia fondata dalla zio Secondo Casadei nel 1928: tale l’impatto di Raoul nella band che fu rinominata Orchestra Secondo e Raoul Casadei.

Una orchestra così celebre da suonare live di date all’anno, nei momenti di maggior celebrità.

L’apice, probabilmente, fu raggiunto nei ’70, dopo che Raoul divenne il leader della formazione (dopo la morte d Secondo nel 1971): l’orchestra partecipò al Festivalbar del 1973 con ‘Ciao Mare’ (una edizione con ospiti di prestigio come i Bee Gees, Elton John, Paul McCartney, Patty Pravo, Mia Martini, i Nomadi e, fuori concorso, Lucio Battisti) e pur non vincendo ottenne un successo importantissimo, arrivando al terzo posto nelle classifiche nazionali.

In seguito, nel 1974, una partecipazione poco fortunata a Sanremo (non arrivò alla fase finale) e per Raoul il ritiro dal palco all’inizio degli ’80, pur rimanendo il volto e il deus ex machina dell’industria del liscio.

Casadei nella musica (degli altri)

Bisogna ricordare, infine, come Casadei sia stato così iconico da essere citato in molteplici canzoni di altri artisti tricolore.

Tra tutte, concludiamo questo breve pezzo di commiato riportando la citazione di Little Tony nella hit di Gabry Ponte ‘Figli di Pitagora’:

“Siamo figli di Pitagora e di Casadei, di Macchiavelli e di Totò. Cresciuti con una morale cattolica, e con il rock’n’roll”.

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