Quello della trap è un fenomeno di massa, ormai da qualche anno.
Hanno deciso di parlarne ad Anni 20, programma di Rai 2, con un servizio ad hoc intitolato ‘Generazione trap’.
Un Viaggio nel mondo della musica trap: fenomeno generazionale estetico-sociale
Sei minuti che sono una summa di banalità e imprecisioni.
L’impressione è che si voglia fare sensazione, non informare (sei minuti sono pochi, ma state parlando del fenomeno che rappresenta lo spirito del tempo: non è necessario parlarne per banalizzare).
L’impressione è che si usino le parole in modalità casuale, dopo aver fatto una rapida ricerca su Google sul tema (ma non si parla di un giornaletto online come il nostro: è un servizio sulla tv di stato).
Si parla di slang e si citano alcune parole: si parla di “flexare” – di qui in poi le virgolette rappresentano le parole dell’autore del servizio: “esibire ricchezza ostentando vestiti, auto, gioiello, orologi, con una postilla: i soldi devono essere frutto del successo”.
E se non sono frutto del successo, ecco un altro termine della trap in salsa Rai 2: “Altrimenti è un bufu, cioè un infame, un falso, un figlio di papà”. Ed è subito pelle d’oca.
Si va quindi a parlare di strada, di droga. Si parla di “narrazione sulle sostanze”.
“Il problema è della società in cui viviamo”, dice Wad – radio personality, giornalista e scrittore, esperto di settore.
E se è certo che la gente si droga a prescindere dalla trap, fatemi dire una banalità pure ammè: what about la “narrazione” legata alle sostanze di altri generi musicali in tempi ben meno postmoderni? What about Lucy in the Sky with Diamonds?
Si parla poi dell’importanza di Milano, con un intervento del producer Shablo, e un passaggio attraverso Zona 7, collettivo fatto da “figli di migranti con storie personali dure”. Migranti per i quali “integrazione non significa diritti, ma bisogni. L’uguaglianza è una tuta da 700 euro”. Se nel servizio in apertura si parla di autotune e sintetizzatori come stigma della trap, questa invece è stigmatizzazione della trap – e dei nostri connazionali di seconda generazione.
Passando brevemente per Napoli (con un accenno al neomelodico, d’uopo) si arriva a “una delle principali piazze di spaccio di Roma, San Basilio” (ed il tema è liquidato così. Che imparino da alcuni YouTuber come trattare di temi e realtà difficili): un associazione del trapper della borgata al fascismo e si conclude alla grande citando 1727Wrldstar (“un fake, un falso trapper”), celebrità per 15 minuti per il video “Ho preso il muro fratellì”.
Con il mechatissimo autore del servizio che ogni tot fa capolino davanti alla telecamera, mostrando – con i suoi guanti tagliati – che la necessità di avere un proprio stile estetico è necessario anche non essendo zoomer / trapper, Rai 2 regala ai telespettatori (e, in seguito, agli utenti di YouTube) una perla di boomerismo.
Un ottimo modo per allontanare i giovani dalla tv (e non come si diceva nei ’90, quando i bimbi stavano troppo vicini), come commenta qualcuno sotto il video postato su YouTube:
“Chissà come mai i giovani non guardano più la televisione italiana? Video che è un accozzaglia di roba vecchia e che messa insieme risulta completamente sconnessa”.
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