“Il castello di vetro”: la vera storia della giornalista Jeannette Walls

Posizionata per ben cinque anni sulla lista dei bestsellers pubblicata dal New York Times, la giornalista Jeannette Walls ha avuto una vita talmente incredibile da riuscire a farne un film ispirato alla sua autobiografia.
Questa sera alle 21.20 su Rai 3 andrà in onda Il castello di vetro, una pellicola tratta, appunto, dalla sua autobiografia, nella quale la Walls descrive il passaggio da un’infanzia più che problematica all’approdo a una carriera di successo come scrittrice e giornalista.

La difficile infanzia di Jeannette Walls 

Jeannette Walls nasce a Phoenix nel 1960 ed è la seconda di quattro figli.
I genitori sono entrambi a modo loro problematici e immaturi.
Nel libro, la scrittrice descrive la madre come una donna capricciosa e poco attenta ai bisogni dei figli, forse troppo intenta a coltivare le proprie velleità artistiche da mancata pittrice.

Il padre, dal canto suo, è molto affettuoso, se non fosse che soffre di un vizio molto pericoloso, quello dell’alcool.
L’uomo ha comunque una personalità esuberante che lo porta spesso a fare progetti poco realistici, tutti finiti disastrosamente.
L’ultimo grande progetto fallimentare è proprio un “castello di vetro” che vuole regalare alle figlie e che diventerà per loro il simbolo del fallimento più disperato del padre.

Da un fallimento, un successo

Per fortuna, il fallimento del padre non si è trasformato automaticamente anche nel fallimento della figlia, anzi: Jeannette Walls dalla storia della propria infanzia è riuscita a trarne un romanzo autobiografico che ha avuto un successo incredibile, vendendo milioni di copie.
Da quel volume nel 2017 è stato tratto anche un film, Il castello di vetro, diretto da Destin Daniel Cretton.

Oggi, Jeannette Walls ha sessant’anni e si occupa di gossip nel canale Msnbc.
La sua autobiografia è stato solo il suo primo romanzo a essere pubblicato, seguito poi da altri due libri: ‘Half Broke Horses: A True-Life Novel’ nel 2009 e ‘The Silver Star’ nel 2013. Il libro autobiografico le ha permesso di ottenere nel 2006 il Christopher Award.

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