Le tombe di Ciccio e Tore, i due fratellini di 11 e 13 anni scomparsi nel 2005 in Gravina di Puglia e i cui corpi vennero ritrovati senza vita dopo 20 mesi dalla sparizione, sono state profanate. Lo sconforto della famiglia e della comunità
Non c’è pace per la famiglia di Ciccio e Tore, i due bimbi scomparsi a Gravina di Puglia nel 2005 e che vennero ritrovati senza vita in una masseria abbandonata dopo mesi e mesi di ricerche.
Una notizia, quella della scomparsa prima e del ritrovamento dei cadaveri poi, che sconvolse l’intera comunità pugliese che si strinse attorno alla famiglia.
Dopo anni di indagini sulle cause della morte, ad oggi la pista più attendibile sembra essere quella di un gioco fra i due fratellini che sarebbe finito nel peggiore dei modi.
Due giorni fa qualcuno si è introdotto furtivamente nel cimitero dove “mani ignote ma esperte hanno forzato l’ingresso della cappella cimiteriale in cui riposano” i fratelli Pappalardi “ed hanno scardinato le lastre di vetro che ricoprono le tombe”.
La denuncia arriva dal sindaco di Gravina, Alessio Valente, che attraverso un post sul suo profilo Facebook ha fortemente condannato il gesto, di cui è venuto a conoscenza attraverso il padre delle vittime, “Me ne ha voluto parlare con la voce rotta dalla sofferenza”, ha raccontato il primo cittadino, che ha poi aggiunto:
“Il padre dei due fanciulli, Filippo, fiducioso che le istituzioni, anche attraverso il sindaco, e naturalmente attraverso le forze dell’ordine e la magistratura, possano aiutare a far luce su quanto accaduto, sui motivi di tanto odio vigliacco. Ho ascoltato con attenzione e con commozione le parole di Filippo ed ho voluto esprimergli tutta la mia vicinanza. Una profanazione grave, che suscita sdegno e apre la via ad un interrogativo inquietante: perché? Un gesto del genere, che è come sale su una ferita mai rimarginata, è un’offesa non solo ad una famiglia che piange i suoi bambini, ma ad una città intera, che forse con quella triste vicenda non ha ancora fatto del tutto i conti.
Ed è forse ora di fermarsi a riflettere, nel nome della verità”.
E noi speriamo che questa verità, nel rispetto della famiglia delle povere vittime, venga a galla il prima possibile.
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