Il leader del movimento no global, nonché capomissione della Mare Jonio ed esponente di Mediterranea, è stato coinvolto in un’inchiesta sul favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: la sua risposta alle gravi accuse
Favoreggiamento di immigrazione clandestina, trasbordo di migranti senza autorità e scambi illeciti di denaro per il trasporto di migranti: con queste gravi accuse la Procura di Ragusa ha aperto un fascicolo nei confronti della ONG Mediterranea, della sua armatrice Mare Jonio e, in particolare, dell’attivista Luca Casarini e i suoi colleghi. Accuse che, a detta degli inquirenti, sarebbero supportate da alcune intercettazioni. Ma per l’attivista di Mediterranea sarebbero “solo parole” che non troverebbero riscontro nei movimenti bancari.
Le accuse a Mediterranea, Casarini e gli altri
Al centro di quest’inchiesta, coordinata dalla Guardia di Finanza e della squadra mobile della capitaneria di porto, lo sbarco di 27 migranti avvenuto a Pozzallo il 12 settembre del 2020.
I naufraghi, recuperati dal cargo danese Maersk Etienne, sarebbero stati rilasciati dopo 37 giorni sotto cospicuo pagamento agli attivisti della Nave Jonio, il rimorchiatore che, in sostanza, realizza i soccorsi in mare per conto della ONG Mediterranea saving humans.
In prima linea con Mediterranea e, in generale, sul tema migranti, Luca Casarini, anni 53: da sempre impegnato come attivista in numerose lotte per la rivendicazione di diritti sia umani che civili,Casarini è stato il leader più noto del movimento no global. L’attivista 53enne è ora ufficialmente accusato di aver favorito l’immigrazione clandestina assieme all’ex assessore comunale di Venezia Beppe Caccia, il regista Alessandro Metz e il comandante Pietro Marrone, che, durante l’episodio oggetto del fascicolo, era al timone della nave.
Casarini: “Macchina del fango, io come Mimmo Lucano”
Casarini, intervistato da Il Corriere della Sera, si è proclamato innocente e, non solo ha rifiutato le accuse a suo carico secondo le quali si sarebbe intascato soldi per aiutare i migranti, ma che contro di lui e il suo team è stata attivata “una macchina del fango”, la stessa, a suo parere, che si è attivata contro il sindaco di Riace Mimmo Lucano:
“Parole. Niente fatti. Arrivano a dire che la compagnia armatoriale è una associazione criminale dedita all’attività per lucro e che per fare questo si è inventata la nostra associazione, la “Mediterranea”. È solo un modo per cercare di infangarmi. È un’operazione tipo Mimmo Lucano”.
Secondo Casarini, il motivo per il quale tale macchina si è messa in moto è da ricondursi ad una duplice motivazione, ed in particolare al fatto che un’altra nave è pronta a uscire in mare, notizia non gradita dalla Procura: “Sanno che stiamo per uscire in mare e vogliono bloccarci”.
Il rischio, anche questa volta, è che una vicenda di questo tipo venga strumentalizzata dalla politica: nel mischione Draghi i partiti rischiano di perdere consensi se non riusciranno ad emergere nella bolgia in cui si ritrovano e quest’occasione, per alcune parti politiche, è a dir poco ghiotta.