Un incidente diplomatico, e non solo, quello che è accaduto in Cina, dove alcuni diplomatici statunitensi presenti nel Paese, ma anche semplici cittadini giapponesi, sono stati sottoposti all’effettuazione di tamponi anali. La vicenda ha creato diverse polemiche, provenienti dai rispettivi portavoce di USA e Giappone che si sono rivolti direttamente ai vertici di Pechino per chiedere spiegazioni dell’accaduto. Il rappresentante del Dipartimento di Stato americano ha rassicurato che la vicenda è stata presentata al Ministero degli Affari Esteri cinese il quale ha risposto:
“Quei tamponi anali sono stati fatti per errore, in quanto tutto il personale diplomatico è esente da questo specifico test.” Sulla vicenda è intervenuto anche Zhao Lijian, portavoce del Ministero degli Affari Esteri cinese, che nel corso di una conferenza stampa ha dichiarato che “la Cina non ha mai chiesto ai diplomatici statunitensi di stanza in Cina di fare il test del tampone anale”. Washington ha ribattuto prontamente, ma restano ancora dubbi sul bizzarro incidente diplomatico e sanitario accaduto.
Il Giappone appoggia la denuncia americana
Tokyo, sulla base di quanto avvenuto, ha deciso di seguire la strada intrapresa dagli Stati Uniti e appoggiare la denuncia.
che hanno portato Tokyo a sostenere la denuncia partita dagli Stati Uniti d’America. I referenti giapponesi hanno inoltre presentato ufficialmente richiesta al Governo cinese di interrompere immediatamente l’esecuzione dei tamponi anali sui cittadini giapponesi, in quanto tale procedura è fonte di “un grande dolore psicologico”.
Il segretario di gabinetto nipponico, Katsunobu Kato, ha detto che il Governo Cinese pare aver ignorato la richiesta esposta, per questo motivo il Giappone continuerà ad sollecitare la modifica della modalità di test Covid sui propri cittadini.
Non è ancora noto quanti cittadini giapponesi abbiano dovuto sottoporsi al tampone anale, che in alcune città cinesi stanno utilizzando o per rilevare potenziali infezioni da Coronavirus.
Alcuni esperti hanno confermato che tali test sono più accurati dei tamponi nasali e orali finora utilizzati per rilevare la presenza del Covid-19, probabilmente ignorando l’impatto psicologico provocato.