L’inspiegabile tragedia che ha causato la morte di una donna di 39 anni, Candida Giammona, insieme al piccolo Leon poco dopo aver partorito in una clinica lo scorso 30 gennaio a Palermo, fa ancora discutere.
La famiglia della donna, che comprensibilmente non riesce a darsi pace, adesso vuole la verità su ciò che è accaduto quella tragica notte e chiede giustizia. “Chi ha sbagliato deve pagare” continua a ripetere Maria Alario, la madre di Candida che, da settimane, ha intrapreso una battaglia personale per accertare le cause della morte della donna.
Candida Giammona è stata ricoverata il 29 gennaio in attesa di partorire. Qualche ora più tardi, la donna ha iniziato ad avvertire improvvisamente dei dolori lancinanti e decide di avvisare il marito con dei messaggi. “Alle 18,00 Candida ha subìto la seconda stimolazione – racconta la signora Alario – ma accusava già di stare male e chiedeva aiuto al marito. Non poteva neanche muoversi nel letto”.
La clinica avvisa la famiglia che sarà effettuato un parto cesareo. Candida entra in sala operatoria, mentre i parenti si radunano all’esterno della casa di cura in attesa di notizie. “Ho capito subito che qualcosa non stava andando per il verso giusto – denuncia la signora Alario – Nessun medico ci voleva affrontare nonostante chiedessimo in continuazione notizie di Candida”.
Alle 6,00 del mattino mamma e figlioletto vengono trasferiti in ospedale. La loro situazione è critica. Candida Giammona viene sottoposta ad un intervento chirurgico d’urgenza, mentre il piccolo Leon è ricoverato in Rianimazione. Moriranno entrambi poche ore più tardi.
Sin dai primi momenti dell’indagine, quando il la testata Repubblica.it ha scritto la storia di Candida Giammona, la clinica Candela ha dichiarato che si era verificato un evento imprevedibile: la rottura dell’utero. Ma adesso quella ricostruzione non coincide con quanto accertato durante l’esame autoptico. “Non c’è alcun utero rotto – dichiara a Repubblica l’avvocato Giuseppe Incardona, che difende la famiglia Giammona – ma c’è una vasta emorragia che ha invaso tutti gli organi”.
Candida era laureata in Scienze della formazione ed era sposata. Con il marito gestivano un’officina per le moto, delle quali lei era sempre stata una grande appassionata. Si erano spostati circa 4 anni fa e da lui aveva avuto una figlia.
La Procura di Palermo ha aperto un fascicolo, ma dalla casa di cura assicurano di aver fatto tutto il possibile. In seguito alla notizia, tramite una nota scritta, l’avvocato Massimo Cocilovo, consigliere d’amministrazione della clinica palermitana, ha fatto sapere che “il personale sanitario ha tentato in ogni modo di salvare la vita della paziente e del suo bambino. I decessi si ritiene siano stati determinati da un evento imprevisto ed imprevedibile. Ci affidiamo con piena fiducia alle verifiche della magistratura”.
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