“Io non voglio una ragazza che mi rappa in bikini
La mia donna più che rap deve farmi”
Immagino immaginiate cosa.
Cantava così Fabri Fibra in ‘Vaffanculo Scemo’, traccia di ‘Tradimento’, album del 2006 pubblicato dalla Universal.
E’ l’album di ‘Applausi per Fibra’, l’album con cui il rap italiano – ben lungi dall’essere il genere mainstream che oggi è, anche grazie al web – si riaffacciava nell’universo delle radio e delle tv musicali.
Era un idem sentire, probabilmente, quello espresso da Fabrizio Tarducci in anni in cui le rapper donna rappresentavano un’esigua minoranza.
Sono certo che chi ne sa più di me avrà da ridire e magari mi citerebbe La Pina o Posi Argento.
Ma non è un pezzo di approfondimento sul rap al femminile in terra tricolore, ma solo una intro all’articolo dedicato a Margherita Vicario e così lascerò ridire chi sa più di me e d’altra parte c’è sempre chi ha da ridire ed anche io il più delle volte ho da ridire.
Ma questo pezzo non è per ridire.
Da qualche anno le cose però sono cambiate.
Sono diverse le artiste che si sono contraddistinte nella scena (seppur senza raggiungere una fama mainstream).
Penso alle ragazze di Porta Venezia, delle quali vorrei poter fare ma temo che da maschio bianco eterosessuale pieno di idee retrograde contro le quali comunque provo a combattere non sarei ben accetto.
Penso a Madame – giusto per fare un nome – che si è presa i props di Cristiano Ronaldo per ‘Sciccherie’ (che è effettivamente una bomba di traccia) e sarà la prima donna rapper a salire sul palco di Sanremo da qui a poco.
Ma penso soprattutto a Margherita Vicario.
Margherita Vicario non è una rapper nel senso stretto del termine (qual è il senso stretto del termine, poi?) come non sono rapper alcune delle ragazze di Porta Venezia.
Ma stiamo qui a fossilizzarci sui generi? Direi di no, se non lo faccio io con le mie idee retrograde succitate.
Nata a Roma nel 1988, Margherita Vicario è una artista a 360°, figlia di artisti.
Gli appassionati di serie tv tricolore, la potrebbero ricordare magari per aver recitato in una stagione de I Cesaroni o per recitare in Nero a metà.
In realtà è apparsa in una quantità importante di prodotti audiovisivi ma siamo qui per parlare del suo altrettanto importante talento musicale.
Due giorni fa è uscito il video di ‘Orango Tango’, traccia abbastanza disimpegnata in cui però ci sono gli elementi che la contraddistinguono (o, almeno, che mi paiono la contraddistinguano – ché in realtà non è che possa spacciarmi per biografo della Vicario):
ci sono citazioni (c’è la citazione di Quentin40 ed il suo stile di rap con le parole troncate).
C’è l’uso di altre lingue (ma purtroppo niente greco antico a questo giro).
Ci sono citazioni di personaggi politici (se con Izi vedeva Mujica in TV, stavolta attacca bipartisanamente la Meloni e De Luca).
C’è l’alternanza di diversi stili di canto, ché è chiaro abbia un talento canoro superiore alla media dei rapper e wannabe:
Ma la senti questa voce?
Io ce l’ho ma non mi serve proprio a niente
Voglio solo raccontare le mie storie
Ma se poi alzo due spicci ancora meglio
E c’è la verve che mi ricorda, in questa occasione come in altre canzoni a me note, la cantautrice e rapper argentina Nathy Peluso (ecco, cantautrice e rapper – questa potrebbe essere la categoria in cui inserirla, se volessimo inserire la Vicario in una categoria).
Concludendo.
Sono rimasto folgorato dalla Vicario ascoltando alcune sue tracce precedenti, forse perché sono anche io figlio di artisti, perché ho fatto il Classico o forse perché ho fatto un tatuaggio in Albania (poi coveruppato).
Ma al netto di ciò, credo la Vicario abbia tutto per l’exploit mainstream che sin qui non è pienamente riuscito alle colleghe e quindi prima o poi ne avrei dovuto scrivere, anche perché un giorno – quando non sarà più quella di Mi Fist, in tanti cercheranno il suo nome e ne vorranno sapere di più e oltre a suggerire loro di leggere la pagina Wikipedia a lei dedicatele, sono contento potranno leggere questo mio breve tributo che sono certo Google apprezzerà per l’immane originalità.
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