Dopo aver vietato ufficialmente l’aborto, il governo Polacco propone un’altra normativa anti-libertaria che sta scatenando i media esteri presenti in Polonia i quali, in risposta alla proposta di legge, hanno indetto uno sciopero nel palinsesto
Il governo conservatore polacco mette a segno un altro colpo, ed anche questa volta non senza conseguenze. Dopo aver vietato la possibilità per le donne di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza, anche laddove quest’ultima metta in pericolo di vita o sia frutto di una violenza sessuale, questa volta Andrzej Sebastian Duda, l’uomo forte di Varsavia, vuole “ripolonizzare” i media, prevedendo un aumento delle tasse per gli editori esteri presenti che operano sul territorio polacco.
I legislatori conservatori del PiS, in italiano il partito “Diritto e Giustizia”, hanno dichiarato che le società straniere di media hanno attualmente troppa influenza in Polonia.
Per tale ragione vogliono portare avanti una politica di innalzamento delle tasse per i media stranieri, giustificate, a detta loro, dal fatto che poi confluiranno nell’assistenza sanitaria e per la cultura, entrambi i settori fortemente colpiti dalla pandemia di Coronavirus.
Una giustificazione, a detta di tutti, per aumentare il controllo statale sulla stampa e tutti i media, andando a creare ulteriori diseguaglianze fra le agenzie pubbliche e quelle private ed infliggendo un altro duro colpo alla libertĂ dei cittadini.
Per tale ragione tutti gli enti televisivi stranieri hanno deciso di protestare, sospendendo il servizio e trasmettendo lo slogan di protesta a tutti i telespettatori: “Questo era il tuo programma preferito”.Â
“Caro utente! Oggi stiamo facendo un passo che non avremmo mai voluto fare perché va contro tutti i nostri valori giornalistici. Per 24 ore tutti i servizi di Ringier Axel Springer Polska scompariranno ”, ha scritto il portale web Onet sulla sua home page. Anche il portale Interia, le emittenti private Polsat e TVN e l’emittente radiofonica privata Radio Zet hanno interrotto la loro copertura.
Dal canto suo il governo, oltre alla giustificazione dell’utilizzo dei fondi per sanità e cultura, ha fatto sapere attraverso il suo portavoce Piotr Muller che tale tassazione è già applicata in diversi paesi dell’UE e che, attualmente, è ancora in fase di consultazione. Muller ha poi aggiunto, come ha riportato l’agenzia Reuters, che l’imposta potrebbe ammontare tra il 2% e il 15% degli introiti pubblicitari, a seconda delle dimensioni dell’azienda.
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