Il presidente Mattarella ha convocato oggi alle 12 Mario Draghi con l’idea di dar vita a un governo ‘tecnico’, “che non debba identificarsi con alcuna formula politica”, ma Vito Crimi tuona e tira fuori il M5S. Ci sono i numeri?
“Il M5S non voterà un governo tecnico presieduto da Draghi”: è con queste parole che Vito Crimi, capo politico del M5S, prende posizione rispetto all’ipotesi, ormai praticamente certa, di un “governo istituzionale” (ossia un governo tecnico) a guida Mario Draghi: “Una tale tipologia di esecutivi è già stata adottata in passato, con conseguenze estremamente negative per i cittadini italiani” sottolinea ancora Crimi, ma per una posizione ufficiale del Movimento bisognerà attendere l’esito delle consultazioni interne di oggi. L’assemblea congiunta dei deputati e senatori pentastellati è convocata per oggi alle 15: la tensione è palpabile dato che tale scelta potrebbe, come già anticipano molti giornali, dividere il Movimento fra filo governisti e movimentisti. Parere, quello di Crimi, condiviso anche da Di Battista, che ha definito l’ex capo italiano alla Bce “l’apostolo delle elitè”.
In mattinata Draghi salirà al colle, ed è praticamente certo, oramai, che il Presidente della Repubblica gli affiderà un pre incarico per poi passare alle consultazioni con i partiti e, qualora ci siano i numeri, alla formazione decisiva del governo. Per ottenere la fiducia in Senato a Draghi serviranno almeno 161 voti favorevoli: se i pentastellati dovessero decidere di boicottare l’ipotesi Draghi la strada non sarà per niente facile, dato che i loro voti in Senato sono, sostanzialmente, quasi del tutto fondamentali. Italia Viva ha ovviamente fornito il suo appoggio a Draghi, con all’attivo 18 senatori.
Niente di nuovo sul fronte dem, che fino ad ora non ha ancora palesato la sua posizione: secondo alcune indiscrezioni trapelate nelle ultime ore, il PD, con attualmente 35 senatori in Senato, opterà per un appoggio al tecnico di alto profilo Draghi. Nessuna posizione, ancora, neanche da Leu (6 senatori), mentre si dà per scontati i voti favorevoli dei tre senatori a vita che hanno appoggiato Conte (Segre, Cattaneo e Monti).
Difficoltà a prendere una posizione unanime anche da parte del centro destra, i cui animi sono divisi: se da un lato Forza Italia sembra orientata ad appoggiare Draghi (attualmente FI ha 54 senatori) il discorso è diverso sia per Lega che per Fratelli d’Italia: Giorgia Meloni ribadisce, per l’ennesima volta, che l’unica strada maestra per uscire dalla crisi politica attuale sia quella di tornare alle urne, pur sottolineando l’intenzione di fare un'”opposizione responsabile”. Posizione parzialmente condivisa da Matteo Salvini, che sottolinea che “la sovranità appartiene al popolo” ma, allo stesso tempo, con ogni probabilità non deciderà di ostacolare la formazione di un nuovo esecutivo.
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