E’ una situazione allarmante, quella che emerge negli Stati Uniti, correlata alla chiusura delle scuole a causa della pandemia di Covid.
Secondo quanto riportato dalle autorità nei nove mesi di chiusura delle scuole nella contea di Clark (in Nevada) si sono tolti la vita ben 18 studenti adolescenti e pre-adolescenti (il più giovane ad essersi tolto la vita aveva appena 9 anni) e sono stati 3100 i segnali di allarme riportati dal sistema che monitora lo stato di salute mentale degli studenti.
Clark è la contea più popolosa dello stato con 2 milioni e 200mila abitanti (ed i 3/4 degli abitanti di Las Vegas) e all’interno della contea le scuole sono chiuse dallo scorso marzo.
Alla luce della succitata statistica (che vede un raddoppio dei suicidi rispetto all’intero anno precedente, quando le scuole erano aperte e la pandemia nemmeno ipotizzabile) le autorità stanno accelerando l’apertura degli istituti della contea.
A riportarlo, il New York Times, che ha specificato come la riapertura non riguarderà tutti gli istituti ma diverse classi delle elementari e gli istituti dei gruppi sociali in maggior difficoltà.
La zona continua a registrare un altro numero di morti e contagiati per il Covid-19 (990 i casi nella giornata di ieri, 5 i i deceduti) ma anche quella dei suicidi (e della salute mentale in assoluto) si sta rivelando una era e propria emergenza.
Come dichiarato dal sovrintendente della contea, Jesus Jara, al NYT:
“Quando abbiamo iniziato a vedere l’aumento dei bambini che si toglievano la vita, sapevamo che non erano più solo i numeri Covid quelli cui dovevamo guardare. Dobbiamo trovare un modo per mettere le mani sui nostri figli, per vederli, per osservarli. Devono iniziare a vedere un po’ di movimento, un po’ di speranza”.
Il problema della salute mentale dei più giovani (e non solo) in relazione alle restrizioni obbligate dalla pandemia è un problema trasversale che non riguarda solo il Nevada (e non solo gli Stati Uniti).
Tra le tante storie e i tanti aspetti riportati dal NYT, da sottolineare la storia di un padre texano e del figlio 12enne, Hayden.
Quattro giorni prima del suo 13esimo compleanno, il piccolo si è impiccato: gli mancavano gli amici, il football ed era chiuso tutto il giorno a giocare a Fortnite.
“Mio figlio è morto per il coronavirus. Ma non nella maniera in cui pensate voi”: dichiara in un video, divenuto virale.
In seguito, è stato creato un breve documentario ‘Almost 13’ per raccontare questa drammatica vicenda.