L’ondata di ban su Facebook continua, e questa volta colpisce la pagina satirica Le Frasi di Osho: dall’America all’Italia il dibattito si anima e si continua a parlare di censura
Nell’era dei New Media il dibattito politico si è spostato totalmente dalle piazze fisiche a quelle virtuali. Le conseguenze di questo fenomeno sono gigantesche, ma soprattutto lo sono se queste piazze hanno un proprietario e se quest’ultimo è un privato. Dopo il ban di Trump (sia tu Twitter che su Facebook) per aver incitato i rivoltosi di Capitol Hill, si è aperto in tutto il mondo il dibattito attorno alla legittimità di tale atto, ma come sempre accade, quest’ultimo si polarizza fra sostenitori e detrattori: quanto di più sbagliato si possa fare. Dinanzi a fenomeni di tale complessità, inutile posizionarsi come pedine nello scarno scacchiere del sì o del no, ma è necessario, se si vuole prendere posizione, assumere il punto di vista della complessità e interpretarla. Il punto, dunque, non è essere d’accordo con Trump o meno, o chiedersi se i proprietari dei giganti dell’informazione lo siano, ma interrogarsi su come gli unici canali attraverso i quali passino le informazioni siano in mano ad un gruppo di persone talmente esiguo da far paura, soprattutto se il fatturato di questi ultimi li conduce ad avere un potere che esula dalla giurisdizione di ogni singolo stato. Era il 1964 quando il teorico della comunicazione Marshall McLuhan scrisse “The medium is the message” (il mezzo è il messaggio), e quando coniò questa massima McLuhan non poteva immaginare che più che una riflessione tale frase sarebbe diventata una profezia. Un altro aspetto che molti stanno trascurando, tuttavia, è che lo strumento del ban è in mano anche agli stessi utenti, e se non sei un utente qualunque ma gestisci “la bestia di Salvini”, allora la storia è un’altra.
I sociesulati: chi ha subito la sorte del ban
Il più noto dei “sociesulati” o social-esulati è stato indubbiamente Donald Trump, che ha scatenato come un effetto domino anche il ban dei suoi complotto-sostenitori (vedi QAnon et similia). Oggi, invece, l’onda del ban ha travolto la pagina satirica “Le frasi di Osho”, ideata da Federico Palmaroli, la quale è solita fare ironia su fatti politici attribuendo ad Osho frasi in romanaccio. Non è ancora chiaro cosa abbia fatto scattare il “trigger” ai gestori di Facebook e quali siano state le condizioni violate dall’account. Intanto, da parte di Palmaroli, non emergono dichiarazioni in merito.
Ma se la destra (estrema e non) da un lato motiva tali ban come esito dall‘”asservimento al pensiero unico”, anche la bestia di Salvini, ossia la sua enorme (e costosissima) macchina comunicativa non fa da meno, generando un vortice di rara incoerenza e stupidità. Luca Bottura, editorialista de L’Espresso, dopo una battuta inerente il sequestro di persona di cui è accusato il Capitano, nella quale ha menzionato anche la figlia, è stato colpito dall’efficiente macchina del fango salviniana: dopo un tentativo di gogna mediatica su Twitter, finito abbastanza male, ha azionato la bestia per far sì che il profilo Facebook venisse bannato, e alla fine ci è riuscito.
Insomma, gli strumenti di censura fanno un po’ comodo a tutti, purché non tocchi a me.