Mentre la pandemia di coronavirus continua ad imperversare in tutto il mondo, l’influenza stagionale sembra aver colpito molte meno persone rispetto al solito, tanto che negli Stati Uniti gli esperti ritengono che si tratti dei numeri stagionali più bassi mai registrati.
Nell’ultima stagione influenzale, dal 2019 al 2020, il CDC (Centers for Disease Control and Prevention) ha registrato 38.000.000 di casi di influenza negli Stati Uniti, con 405.000 ricoveri in ospedale e 22.000 morti, come ricorda il sito Kiro7.
Tuttavia, negli ultimi mesi non è stato riportato alcun decesso causato dall’influenza nello Stato di Washington. Una tendenza, come spiega il dottor Paul Pottinger, che non riguarda solo questo stato, ma praticamente l’intero territorio statunitense e probabilmente il mondo intero.
Il dottor Pottinger, che studia e insegna il comportamento dei virus e delle malattie infettive alla University of Washington di Seattle, ritiene che una delle grandi domande che si stanno ponendo gli epidemiologi in queste settimane è proprio relativa all’influenza: merito delle protezioni, della spinta verso i vaccini antinfluenzali oppure dell’assenza di spostamenti?
Decisivi i vaccini antinfluenzali: negli USA 192 milioni di dosi
Certamente mascherina e distanziamento sociale aiutano a prevenire anche l’influenza classica, così come la mancanza di viaggi, sia locali che nazionali o internazionali: i ceppi dell’influenza stagionale hanno spesso origine nel sud-est asiatico, ma anche lì i numeri di influenza sembrano particolarmente bassi.
Tuttavia, per il dottor Paul Pottinger l’aumento dei vaccini antinfluenzale ha giocato un ruolo decisivo. Fino al giorno di Natale negli USA sono state somministrate 192,3 milioni di dosi di vaccino antinfluenzale: mai prima d’ora negli Stati Uniti si era raggiunta una quota così alta.