Prodi, ospite di Giovanni Floris, paragona l’obiettivo di Renzi a quello di Bertinotti, che nel 1998 ritirò la fiducia al governo Prodi. Ma le due situazioni sono realmente paragonabili?
“Bertinotti”:
Per queste dichiarazioni di Romano Prodi a #DiMartedi pic.twitter.com/fH1Mm9PvSl— Perché è in tendenza? (@perchetendenza) January 13, 2021
“Quello che sta avvenendo mi ricorda tante cose. Quando io mi trovai nel mio primo governo con Bertinotti io tentavo di mediare ma lui aveva un altro obiettivo: a me sembra che Renzi abbia assolutamente lo stesso obiettivo di Bertinotti, cioè rompere“: con queste parole l’ex premier Romano Prodi dichiara pubblicamente il suo parere sulla crisi che in queste settimane sta spaccando la maggioranza in un momento quanto mai delicato; giovedì prossimo, infatti, il governo è chiamato a decidere in merito al Decreto ristori, ed innescare una caduta della maggioranza in questo momento potrebbe avere conseguenze a dir poco pericolose sull’andamento e l’effetto di queste misure. Italia Viva, comunque, continua a mantenere la linea dura su vari fronti, compresa il recovery plan sul quale le due ministre renziane si sono astenute. Ma è giusto raffrontare l’atteggiamento politico dell’ex premier fiorentino con quanto fatto da Bertinotti nel 1998, quando il segretario di Rifondazione tolse la fiducia al governo Prodi?
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Renzi e Bertinotti a confronto
Durante le elezioni politiche del 1996 Prodi (ai tempi L’Ulivo) divenne presidente del Consiglio. Nel corso del suo mandato, l’ex premier entrò in contrasto con la corrente di Rifondazione Comunista sui grandi temi della riforma delle pensioni e, soprattutto, sulla finanziaria del ’98: quest’ultima venne votata favorevolmente a “scatola chiusa” dai bertinottiani, i quali, dopo aver incassato tutti questi colpi, decisero di votare negativamente alla fiducia provocando la caduta del governo, a cui seguì la scissione del PRC, di cui una parte fondò i Comunisti Italiani. A Prodi seguì, come molti ricorderanno, Massimo D’Alema, che tirò su la maggioranza con l’appoggio del nuovo gruppo dei Comunisti italiani di Diliberto-Cossutta oltre a quello Mastella. Il confronto Renzi-Bertinotti, dunque, non è del tutto pregnante, sebbene i ruoli all’apparenza siano gli stessi e sebbene si tratti sempre di una corrente che detiene l’equilibrio di una maggioranza.