Mentre la ministra Azzolina si schiera dalla parte degli studenti che chiedono il ritorno in presenza e ribadisce la pericolosità del proseguimento della didattica in modalità distanziata, l’Espresso attraverso l’editoriale dal titolo “DAD, Disagio A Distanza” getta luce riguardo le conseguenze catastrofiche sulla salute psichica degli studenti
Nel giorno delle proteste degli studenti nelle scuole al grido “Oggi computer spenti”, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina si schiera dalla loro parte, sottolineando ancora una volta non solo che la Dad “non funziona più”, ma che le conseguenze di un utilizzo imperterrito di uno strumento che, per sua natura, dovrebbe essere transitorio, sono a dir poco pericolose. Ed è proprio nel giorno degli scioperi e del monito della Ministra che l’Espresso esce in edicola con un’editoriale che pone in luce le prime, devastanti conseguenze di una didattica distanziata sulla salute psicologica degli studenti. Isolati, estraniati, prosciugati dalle “esperienze schermiche”, se così le possiamo definire, gli studenti del 2020 e 2021 sembrano vivere in uno stato di “soffice narcosi” generata da una vita privata, sociale e scolastica vissuta online. Una foto di classe racchiusa in un collage di selfie, come ha messo in copertina l’Espresso, e che testimonia, appunto, l’enorme disagio psichico-generazionale emerso, con numeri talmente alti che lo stesso Ministero mette in campo, più che tardivamente, gli psicologi.
Il mito dell’inclusione: gli studenti fra stress e precarietà
Nell’abbandono generale a cui lo studente è condannato, l’articolo tratta della categoria che sta pagando, fra tutti, il prezzo il più alto: gli studenti diversamente abili. Il mito pedagogico dell’inclusione, dove tutti gli studenti sono insieme e nessuno viene escluso, va a farvi benedire, con una didattica a distanza impossibile da sostenere e una in presenza fatta senza i compagni.
Da mesi, ormai, il ministero lavora sugli effetti psicologici della Dad, e secondo l’Espresso, i dati raccolti forniscono oramai un quadro chiaro: imparare a distanza “riduce l’apprendimento scolastico, amplifica il disagio sociale” e genera “disturbi psicologici”. Non è dunque un caso che l’Azzolina parli di “blackout della socialità“, dove i ragazzi sono “arrabbiati e disorientati”, citando poi una delle questioni più delicate: quelle della dispersione scolastica.
Lo sciopero per il rientro: oggi in classe meno di 250mila studenti
La questione non solo è talmente complessa da non poter essere affrontata dalla singola scuola piuttosto che dai presidi, ma viene ulteriormente aggravata dal caos regionale sulle modalità e le tempistiche del rientro delle scuole superiori. Oggi lunedì 11 gennaio sarebbe dovuta suonare la campanella in tutta Italia, ma a tornare in classe, a metà, nei licei e negli Istituti superiori sono stati meno di 250mila studenti fra Toscana, Abruzzo e Valle D’Aosta. Non solo gli alunni, ma anche i genitori sostengono il rientro in classe: “i nostri figli si stanno spegnendo”, ha dichiarato qualcuno, sintomo di una difficoltà enorme delle famiglie a relazionarsi con le esigenze scolastiche dei figli. Mentre l’Azzolina dialoga con la parte studentesca per trovare una soluzione in vista della maturità, le Regioni continuano a non indicare una data imminente per il rientro a scuola in un clima, come questo, in cui tergiversare è deleterio per tutti.