La Cina non ha ancora sconfitto la diffusione del Covid-19, un anno dopo Wuhan la città di Shijazhuang è stata posta in quarantena.
Il Covid-19 è riemerso anche nel Paese in cui tutto è cominciato. Un anno fa, di questi tempi, emergevano le prime notizie riguardanti la diffusione di un nuovo virus che aveva le caratteristiche per diventare pandemico. Il primo caso di Coronavirus venne identificato nel dicembre del 2019 e nei primi giorni di gennaio la Cina prendeva la difficile decisione di mettere in quarantena la provincia di Wuhan con i suoi oltre 11 milioni di abitanti.
Ciò che è successo dopo è noto a tutti: la Cina è rimasta in lockdown fino a tutto il mese di marzo e la città di Wuhan fino alle prime settimane di aprile. La prima ondata di virus era stata sconfitta, ma con quel nemico cominciavano a lottare tutte le altre nazioni del mondo. Dopo aver contenuto la diffusione, nel Paese asiatico non si sono verificate ondate di pari portata a quella che ha messo in ginocchio la Cina nei primi mesi del 2020. Questo perché ai primi segnali di riemersione del virus, i governi locali hanno applicato misure stringenti di controllo e prevenzione.
Lo scorso ottobre la città di Qindao è stata posta in lockdown e sono stati effettuati test anti covid a 10 milioni di persone quattro giorni dopo il riscontro di 12 casi di infezione. Più tardi le stesse misure sono state prese nella città di Kashgar (5 milioni di test effettuati) dopo il riscontro di un singolo caso d’infezione. Questa prontezza nel prendere misure restrittive, tracciare i contatti ed esaminare lo stato di salute della popolazione fino ad ora ha avuto successo, non lasciando spazio ad una nuova diffusione estesa del Covid-19.
Gli sforzi fatti, tuttavia, potrebbero non essere bastati. Lo scorso martedì 5 gennaio nella città di Shijiazhuang sono stati scovati 117 nuovi casi di Covid-19 e mercoledì altri 123, in totale dal 2 gennaio ad oggi sono stati identificati 304 nuovi casi. Numeri che fanno temere una nuova diffusione estesa del virus. Per questo motivo il governo locale ha deciso di porre la città ed i suoi 11 milioni di abitanti in lockdown.
Nei prossimi giorni arriveranno medici dalle altre province per aiutare il sistema sanitario locale ad effettuare ed esaminare i test su tutta la popolazione. Il timore è che questa volta si sia arrivati troppo tardi e che la diffusione nella provincia sia inevitabile. Pare infatti che i primi casi siano stati identificati nei piccoli villaggi della zona e che il sistema di tracciamento non possa essere efficace nell’individuare tutti i contatti.
Proprio per evitare ogni rischio sono state prese misure stringenti che ricordano quelle prese nel marzo scorso per Wuhan. I prossimi giorni e le prossime settimane saranno fondamentali per capire se si è trattato solo di un falso allarme o se gli ospedali dovranno fronteggiare un’emergenza simile a quella dello scorso anno.
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