L’ipotesi è che l’infermiere abbia contratto il covid proprio a ridosso della somministrazione della prima dose del farmaco il 18 dicembre
E’ risultato positivo al coronavirus l’infermiere californiano, noto solo come Matthew per una questione di privacy, a cui era stata somministrata la prima dose del vaccino Pfizer. Il paramedico aveva assunto la prima dose del vaccino il 18 dicembre ma, il giorno della vigilia di Natale, aveva iniziato a manifestare sintomi riconducibili al virus: la conferma è arrivata dal tampone effettuato il 26 dicembre, il giorno di Santo Stefano, che ha dato esito positivo della presenza del coronavirus. La notizia sta facendo il giro del mondo, ma è necessario analizzare la sua situazione nel dettaglio prima di giungere a conclusioni affrettate e soprattutto errate.
A fornire una chiave di lettura di quanto accaduto è stato il virologo Christian Ramers del Family Health Centers di San Diego: a suo dire la diagnosi dell’infermiere non è una gran sorpresa, e che con ogni probabilità Matthew aveva contratto il covid-19 proprio a ridosso dei giorni della vaccinazione. All’ABC News ha dichiarato: “Sappiamo dagli studi clinici sul vaccino che ci vorranno dai 10 ai 14 giorni per iniziare a sviluppare una protezione“, specificando inoltre che la prima dose, come d’altronde già chiarito in tutto il mondo, fornisce una protezione del 50% circa, e che è necessaria la seconda per approdare al 95% della copertura dal virus.
L’infermiere Matthew, ironizzando sulla situazione, ha descritto l’atmosfera del centro di vaccinazione come simile quasi ad un raduno per le droghe: “I 15 minuti successivi eravamo in gruppo seduti in cerchio mentre gli operatori sanitari ci chiedevano come ci sentivamo, mi hanno fatto pensare a una fumeria di oppio. Vi farò sapere se dovesse iniziare a crescermi un terzo braccio“, ha scritto scherzando il paramedico. Certamente il terzo braccio non crescerà, ma purtroppo è stato uno dei pochi sfortunati ad aver contratto il virus proprio a ridosso della prima dose di vaccino.
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