Il 2021 è alle porte e le recenti nevicate al nord e nell’Appenino del centro sud ci portano a interrogarci sul clima. Intervistato da ‘la Repubblica’ Giulio Betti, meteorologo e climatologo del Cnr e del Consorzio Lamma, fa il punto su cosa ci aspetta nell’anno che verrà.
Alla luce del netto peggioramento del clima negli ultimi giorni, cosa ci aspetta all’inizio del nuovo anno?
“Le condizioni rimarranno perturbate sino al 6-7 gennaio: direi che non ci sono grandi speranze di arrivo di anticicloni e dunque il meteo resterà decisamente instabile. Sono molto probabili piogge frequenti sulle regioni tirreniche, meno su quelle adriatiche. Al nord non si escludono nuovi fenomeni di nevicate in Piemonte, Lombardia, alto Veneto ed Emilia, ma anche Toscana e Liguria”.
Si parla molto del fenomeno dello ‘stratwarming’, di cosa si tratta?
“Sì, c’è rischio di stratwarming ma è difficile da prevedere se avverrà e dove si farà sentire. Ogni due anni circa si verifica questo fenomeno: un improvviso aumento delle temperature in corrispondenza della stratosfera polare. Quando si scalda improvvisamente, ed è un evento del tutto naturale e che esiste da sempre, spesso porta masse di freddo polare come quelle siberiane. Sembra molto probabile che si verificherà tra il 4 e il 7 gennaio: da noi le ripercussioni potrebbero sentirsi dopo il 10 gennaio. È probabile, ma non è sicuro e non è detto che evolva in ondate di gelo”.
Dopo un 2020 molto caldo possiamo aspettarci un 2021 più rigido?
“Non c’è alcun elemento scientifico che possa far affermare che il prossimo anno sarà diverso dagli ultimi precedenti. Il trend del riscaldamento del pianeta è consolidato e continua, e non è un inverno freddo o con qualche nevicata che cambierà il trend”.
Quindi il problema non è la troppa neve, ma la mancanza di essa?
“Già, oggi ci stupiamo per la neve caduta in questo dicembre, ma bisognerebbe ricordarsi che l’anomalia non è nelle due nevicate di dicembre a nord del Po: l’anomalia è che negli ultimi anni le grandi nevicate sono mancate. In Val Padana l’ultima nevicata degna di questo nome è di quasi dieci anni fa… A causa del nuovo trend, quello legato al surriscaldamento globale, le nuove generazioni nate nel 2000 oggi non sanno nemmeno cosa siano le grandi nevicate italiane che un tempo arrivavano fino a 80 cm, come quella del 1985, oppure certe condizioni di grande freddo. Più che per la neve dunque direi che ora è tempo di affrettarsi per altro: costruire subito infrastrutture adeguate per adattarsi al futuro climatico del nostro pianeta“.