Un regista del Bangladesh, Anonno Manun, è stato arrestato e incriminato a causa di una scena di uno dei suoi film che ha scatenato la rabbia della polizia.
La pellicola in questione si chiama “Nabab LLB” e riguarda un processo relativo ad uno stupro con protagonista il famoso attore bengalese Shakib Khan.
Nella scena “incriminata” si nota la polizia che interroga duramente una vittima di stupro. La scena del film è diventata virale sui social media la scorsa settimana, con forti critiche rivolte alla polizia per la gestione del caso.
Un polverone mediatico talmente grande da portare all’arresto di Mamun, 34 anni, e anche dell’attore che interpretava il poliziotto, Shaheen Mridha, 46 anni.
“L’ufficiale la stava interrogando usando gesti molto offensivi e un linguaggio osceno che creerà percezioni negative sulla polizia nella popolazione”, fa sapere la polizia metropolitana di Dhaka, motivando gli arresti.
Come riporta France24, nel comunicato viene infatti aggiunto che i due sono stati arrestati “per aver girato e interpretato un film contenente dialoghi così offensivi e osceni”.
Ma non è tutto, perchè le forze dell’ordine hanno tentato di arrestare anche Orchita Sporshia, l’attrice di 27 anni che interpretava la vittima dello stupro. Un alto ufficiale di polizia ha detto sabato ad una tv locale che il film “ha insultato l’intera forza di polizia”.
“La trama è completamente inventata e sgradevole. Si basa su una totale falsità”, ha detto l’ufficiale, che ha chiesto di rimanere anonimo. Il regista e l’attore rischiano fino a sette anni di carcere.
La protesta degli attivisti: “In Bangladesh accade proprio ciò che riporta il film”
Solitamente, il film sono controllati dal comitato di censura del paese, ma mancano ancora i regolamenti relativi ai servizi di streaming. Ci sono cinque piattaforme di streaming locali in Bangladesh, incluso iTheatre lanciato di recente, che hanno pubblicato “Nabab LLB”. La seconda parte del film uscirà all’inizio di gennaio.
Gli arresti sono stati denunciati da numerosi attivisti per i diritti, che hanno affermato che il film descriveva accuratamente le lotte che le vittime di stupro si trovano costrette ad affrontare in Bangladesh.
“Questi arresti non sono una novità, ma la continuazione degli attacchi alla libertà artistica”, ha detto l’attivista Rezaur Rahman Lenin. Gli attivisti affermano inoltre che la violenza contro le donne è in aumento in Bangladesh.
Secondo l’organizzazione locale per i diritti umani Ain-o-Salish Kendra (ASK), tra aprile e agosto sono stati denunciati più di 630 casi di stupro, con 29 donne uccise in seguito l’aggressione mentre altre cinque si sono tolte la vita.