Da diverse settimane è in scena un forte dibattito, anche sui social, sul nuovo libro di Bruno Vespa, intitolato “Perchè l’Italia amò Mussolini”.
Il giornalista aquilano, famoso soprattutto per la conduzione del programma Porta a Porta su Rai Uno da circa un quarto di secolo, sta presentando il suo libro in diverse occasioni. L’ultima proprio ieri, mercoledì 16 dicembre, a Roma (precisamente al Tempio di Adriano, ndr) in un evento che ha visto la partecipazione dei leader di centrodestra e dell’attuale opposizione al governo Conte “bis”, sostenuto dalla maggioranza giallorossa.
All’evento hanno infatti partecipato Matteo Salvini e Giorgia Meloni, rispettivamente segretario della Lega e presidente di Fratelli d’Italia, mentre Silvio Berlusconi è intervenuto in collegamento dalla villa francese di sua figlia Marina.
E’ stata l’occasione per parlare anche di politica, ed in particolare di un nuovo esecutivo guidato dal centrodestra, dato che il governo PD-M5S appare sempre più traballante.
L’incontro di Roma non è passato inosservato sul web, con molti utenti che hanno manifestato la loro assoluta indignazione per un evento che tende a riabilitare, almeno parzialmente, uno dei periodi più bui della storia italiana.
“Abolizione del suffragio universale”, nota pagina Facebook che naviga tra la satira e la realtà, ha pubblicato un post che fa riflettere: “Ve la immaginate Angela Merkel, per di più pieno di bufale, chiamato ‘Perchè la Germania amò Adolf Hitler’? Ecco, qui non serve immaginarlo”.
Il post ha ricevuto molti commenti, tra cui quello di Francesco: “Mio nonno, di età 94 anni, si era comprato il libro perché giustamente l’interessava il periodo storico, essendo inoltre di centro destra, comprensibile per la sua carriera militare in Marina. L’altro giorno gli chiedo ‘nonno ti è piaciuto il libro?’. ‘Lasciato a metà, non ho mai letto tante fesserie e inesattezze storiche su quel periodo'”.
In effetti, nelle scorse settimane Vespa è stato duramente attaccato per aver riportato nel testo alcune bufale sul fascismo ripetutamente e seccamente smentite praticamente da tutti gli storici.
Tra queste la nascita dell’INPS, che il giornalista attribuirebbe al Ventennio ma che risale invece al 1898.
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