A due settimane dalla morte di Diego Armando Maradona, nuovo lutto per il calcio italiano con la dipartita (a 64 anni) di Paolo Rossi – l’eroe del Mondiale del 1982 che vide gli Azzurri trionfare in terra iberica.
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In un lungo ricordo affidato alle pagine del Corriere, la nota firma del giornalismo tricolore Mario Sconcerti lo ha ricordato, partendo dai momenti più belli (i tre gol al Brasile nella terza giornata della fase a gruppi del Mondiale iberico) per finire con momenti più difficili, seppure antecedenti (la condanna per calcioscommesse del 1980).
Ed è proprio la parte finale di questa missiva al Pablito mundial che è particolarmente toccante, nel ricordare al meglio il Paolo Rossi persona:
“Non si arrabbiò nemmeno quando in tutto il mondo le agenzia di stampa rimbalzarono la storia che lui e Cabrini erano fidanzati, nel senso vero del termine. Erano in camera insieme ai mondiali e amici di sempre. Un giornalista italiano scrisse che nell’ora di libertà Rossi e Cabrini stavano sul balcone mano nella mano come due fidanzatini.
Era una battuta innocente, ma non esiste l’innocenza nella comunicazione di un mondiale. Il giorno dopo, quando andammo a prendere il Brasile all’aeroporto di Barcellona, la prima cosa che disse Socrates fu: «Ma è vero che Rossi e Cabrini sono maricones?». Cioè gay. Lui la prese così poco sul serio che venticinque anni dopo, al suo matrimonio, sulla collina, nel villaggio sopra Bucine, al tavolo con Cabrini, mi raccontò ridendo che a Vigo si erano messi paura: avevano avuto lo stesso fungo su parti opposte del torace, come se uno l’avesse attaccato all’altro. Ridemmo molto e continuammo a bere.
Ciao Paolo, non dimenticarmi”.