L’inchiesta di Report mette luce sul rapporto fra esponenti e candidati di Fratelli d’Italia con la ‘ndrangheta, piazzandosi al primo posto in Italia per numero di arresti
Desta non poca attenzione, e imbarazzo, l’inchiesta di Report, andata in onda ieri sera, sui rapporti del partito Fratelli d’Italia con la ‘ndrangheta. Il servizio di Giorgio Mottola, con la consulenza di Andrea Palladino e la collaborazione di Norma Ferrara, intitolato “cinque sfumature di nero”, passa in rassegna i candidati e i dirigenti del partito di Giorgia Meloni che hanno intrattenuto rapporti illeciti con clan mafiosi, in particolare in Calabria, durante il loro mandato.
La scalata di Fratelli d’Italia da partito legato a Roma a partito nazionale ha inevitabilmente attratto l’attenzione di molti politici, fra questi anche chi, come si dice nel servizio, ha portato in dote “frutti che sembrano avvelenati”, come l’ex forzista piemontese Roberto Rosso, nominato assessore alla legalità per Fratelli d’Italia. Poco prima della nomina all’assessorato, però, Rosso era stato beccato e filmato mentre “pagava 10mila euro a sponenti delle cosche piemontesi per l’acquisto di un pacchetto di voti”.
Venuta fuori la vicenda che ha portato all’arresto del politico, il coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia Guido Crosetto si è schierato con lui prendendone le difese. Ma il problema dei rapporti con la criminalità organizzata non riguarda solo semplici candidati e assessori, ma gli stessi dirigenti del partito: fra questi, come scrivono i giornalisti di Report, “l’ex parlamentare Pasquale Maietta, oggi autosospeso dal partito, definito da Giorgia Meloni “uno dei migliori dirigenti nazionali di Fratelli d’Italia”.
Durante il suo mandato come tesoriere del partito alla Camera e deputato, Maietta intratteneva stretti rapporti con il clan Di Silvio, potente famiglia sinti che ha legami di parentela con i Casamonica. L’ex tesoriere aveva messo in piedi un enorme sistema di riciclaggio, che avrebbe portato all’evasione di più di 200 milioni di euro, il tutto mentre era tesoriere alla Camera nonché presidente della società Latina calcio. Tramite una serie di indagini Giorgio Mottola e i suoi sono venuti a sapere, attraverso l’analisi di alcune società che compaiono nei documenti dell’inchiesta del processo a Maietta, che parte di quel denaro riciclato sarebbe servito per finanziare la campagna elettorale di Fratelli d’Italia alla Camera. Una rete talmente capillare da riuscire ad arrivare in Svizzera e che sarebbe stata gestita dal figlio dell’avvocato di Licio Gelli.
Nel servizio, inoltre, viene messo in evidenza il rapporto fra Fratelli d’Italia con Casapound, organizzazione neo fascista che ha messo in piedi un giro imprenditoriale da 2 milioni di euro l’anno, gli stessi che durante la seconda ondata della pandemia hanno alimentato manifestazioni in piazza negazioniste assieme all’altro gruppo fascista di Forza Nuova.
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