Sta facendo discutere l’inchiesta del ‘New York Times’ sul sito pornografico ‘Pornhub’. L’indagine svolta dal premio Pulitzer Nicholas Kristof dimostra che il sito canadese trae profitto dalle immagini degli stupri di migliaia di minorenni.
Pornhub permette a chiunque di pubblicare e scaricare contenuti sul suo sito web. Ma se la grande maggioranza dei quasi sette milioni di video diffusi ogni anno ritrae adulti consenzienti, molti mostrano abusi e violenze su minori. Anche se un video viene rimosso su richiesta delle autorità o dei diretti interessati spesso le immagini sono già state scaricate da utenti che dopo poco tempo le ripropongono.
Kristof ha scovato migliaia di video che ritraggono minorenni anche sotto i tredici anni. Il giornalista ha raccolto molte testimonianze di ragazzi e ragazze abusati e filmati contro la loro volontà e i cui video sono finiti sul portale. Le deposizione arrivano da tutto il mondo. Una ragazza adottata all’età di nove anni in Cina è stata costretta pochi anni dopo a prostituirsi: “Pornhub è diventato il mio sfruttatore, continua a vendermi nonostante sia sfuggita a quella vita cinque anni fa.”
C’è poi chi come Serena K. Fleites ha pagato cara una leggerezza di gioventù. Quando aveva quattordici anni ha mandato un video in cui si mostrava nuda al suo ragazzo dell’epoca. Questo le ha fatte circolare a scuola e successivamente sono finite su Pornhub. Nonostante la madre di Serena abbia chiesto al sito di rimuoverle, le immagini continuano a riapparire ed a ossessionare la ragazza. Serena ha tentato più volte il suicidio ed ha sviluppato una tossicodipendenza.
Il tentato suicidio della giovane non è purtroppo un caso isolato ma sono tante le storie in tal senso. Le testimonianze hanno tutte un fattore comune: il guadagno del sito web sulle disgrazie altrui. Si va dal “Stanno facendo soldi con il momento peggiore della mia vita” al “Non finirà mai. Stanno facendo un sacco di soldi con il nostro trauma.”
Il problema, sottolinea il New York Times, è che Pornhub fa pochissimo per evitare la diffusione di questi video. Solo recentemente ha aumentato i moderatori dei contenuti, di cui non rende pubblico il numero, ma secondo il quotidiano statunitense sarebbero circa 80 contro i 15mila a cui si affida per esempio Youtube. Questo nonostante Porhub sia il decimo sito web più visitato al mondo dall’alto delle sue 3 miliardi e mezzo di visualizzazioni mensili.