Piano di diffusione in Italia e tipi di vaccini a confronto: tutte le info da sapere alla soglia della diffusione delle prime dosi
Nella giornata di ieri 2 dicembre il ministro della Salute Roberto Speranza ha illustrato in Senato il piano sui vaccini descrivendo quale strategia adotterà il governo e quali sono le categorie che avranno la priorità per le prime dosi. Ma prima di illustrare il piano vaccinale previsto in Italia, facciamo il punto su quali tipologie di vaccini si sta lavorando e le differenze fra di essi.
La Coalition for Epidemic Preparedness and Innovations (CEPI), un’organizzazione internazionale che ha la finalità di promuovere lo sviluppo dei vaccini, sta coordinando i vari progetti di preparazione del farmaco contro il virus Sars-Cov-2. Partiamo, innanzitutto, con l’illustrare in modo generale le tre tipologie di vaccini a cui i ricercatori di tutto il mondo stanno lavorando (fonte: Agenzia Regionale Sanità Toscana e l’intervista di La7 al virologo Crisanti):
Quello di Pfizer-BioNTech è uno dei vaccini che funziona sulla base dell’mRNA messaggero, il quale dovrebbe indurre la produzione della cosiddetta proteina spike andando a provocare la risposta immunitaria nell’organismo. I vantaggi del “brevetto” di Pfizer-BionTech sono due: la velocità con cui si riproduce e la possibilità di cambiarlo qualora dovessero insorgere delle mutazioni del virus. Per quanto riguarda gli svantaggi, invece, il vaccino di Pfizer necessità della cosiddetta “catena del freddo”, in quanto ha bisogno, per mantenere l’efficacia, di essere conservato a temperature molto basse (-70 gradi) sia nel trasporto che negli eventuali laboratori ed ospedali.
Anche il vaccino di Moderna, come quello Pfizer, è basato sull’mRNA. L’azienda statunitense, però, grazie ad un loro brevetto originale, è riuscita a stabilizzare la molecola dell’mRNA che di per sé è fortemente instabile, non avendo dunque bisogno di “una catena del freddo così estrema”, come ha detto Crisanti (ha bisogno di temperature che si attestano a -20° a differenza dei -70° di Pfizer). Per quanto riguarda l‘efficacia, quello di Moderna sembra inoltre essere quello con la percentuale più alta (oramai si attesta al 95%).
A differenza dei primi due competitor, quello di Astrazeneca si basa, in poche e semplicissime parole, su vettori virali da adenovirus, un virus già conosciuto e innocuo per gli esseri umani e che, una volta iniettato, porta il sistema immunitario ad attivarsi per neutralizzare l’infezione da coronavirus. Per quanto riguarda i pro, il vaccino del colosso britannico risulta più economico e più semplice da conservare, portando ad un vantaggio per la distribuzione, ma non ha ancora superato la fase 3 essendo il candidato che, attualmente, ha l’efficacia più bassa.
Il candidato russo sembra iniziare a posizionarsi fra i più papabili e verrà presentato nella giornata di oggi, sebbene i dubbi siano molti. Il farmaco sponsorizzato da Putin, innanzitutto, è costituito da due dosi che vanno somministrate dopo un certo intervallo di tempo: la prima è basata sull’adenovirus ricombinante Ad26 mentre la seconda, che dovrebbe potenziare la risposta immunitaria generata dalla precedente, sull’adenovirus Ad5. Il farmaco russo, tuttavia, deve ancora affrontare la fase 3 del trial. Ma a parte questa informazione, non è ancora chiaro quale sia l’effettiva immunità fornita dal vaccino.
Illustriamo, di seguito, i punti salienti del piano vaccinale in Italia:
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